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Mia madre

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Mia madre

di LAMPUR
4 stelle

 

 

John Turturro

Mia madre (2015): John Turturro

 

Immagino insista una piccola stanzetta del figlio ad adombrare il film, quasi a voler accudire la descrizione del dolore.

 

Mia madre” sviluppa un'impostazione a due tranche intersecanti: con quella più leggera a rappresentare l'artificio sdrammatizzante.

Moretti invece si relega e si disegna nella parte somatizzante della perdita e del lutto, elaborandola, a distanza, a sostegno della Buy, suo schizzatissimo alter ego.

Voglio credere intendesse smussare la durezza di una (della) privazione, alternandola al film (nel film), diretto dalla Buy (iperbole della regista scassaombrella - e magari questa la fatica più immane: correggere una regista che corregge... -)

 

Incrocierà Turturro - disegnato oltre tutte le righe possibili -, solo per ribadire che “il regista (cioè lui) ha sempre ragione”.

Un Nanni impaludato in quelle centinaia di schemi da cui vorrebbe(?) affrancarsi..

 

Salviamo comunque più di una sequenza: l'introspezione onirica della Buy lungo la fila davanti al Capranichetta (gloriosa saletta di cinema nicchiante), salutando pezzi di vita, ma anche qua perdendo scioltezza nell'auto segnalarsi, didascalicamente, alla se stessa versione ragazza.. e qualche contatto mamma/figlia dettato dalla disperazione e dall’impotenza di fronte agli eventi, dove l'insofferenza isterica della Buy, suo marchio di fabbrica, rende l'idea (..ma poi si finisce per esagerare, come quando alla mamma, sorpresa alla guida con la patente scaduta, prende e le sbatacchia l'auto al muro.. così, tanto per far vedere chi comanda.. - quasi un elogio degli standard morettiani.. -)

 

Ma fatichiamo a entrare in sintonia, certo distratti anche dall'approssimazione registica, dal continuo voler sottolineare, mettere puntini su infinite i.

Certa lentezza non produce cinema. I primi piani lacrimosi non producono commozione. I siparietti grotteschi con Turturro - pesce fuor d’acqua -, più che spezzare i ritmi generano imbarazzo, come lo genera la regista Buy evocando l’attore accanto al personaggio (mantra made in Nanni, per stessa ammissione del Regista..), o innervosendosi girando robe assurde, come il rozzissimo tentativo di okkupazione fabbrica iniziale o la scena con un set di diciotto telecamere davanti al parabrezza..

 

L'eccesso a contrasto con il lieve ricordare, spesso delicato omaggio alla mamma professoressa amata, ricercata anche a distanza di anni dagli studenti di una volta che ripassano a salutarla; insegnante di materie classiche, ma anche di vita poi da vivere.

 

Eppure proprio quell'emarginarsi di Moretti, ri(v/s)er(s/v)ando sulla Buy tutte le inettitudini e le inadeguatezze, sottolinea un distacco anomalo, un'incapacità di affrontare i contrasti di un lavoro e delle forzature di vita, come la perdita della mamma, avvenuta realmente durante le riprese di Habemus Papam.

 

Avremmo preferito quasi un dietro le quinte del precedente lavoro, anziché questo mischiare il dramma sulle speranze di lavoratori alla ricerca di futuro, e su quelli in aspettativa anche, che possono decidere di smettere, come bene esemplificato dal colloquio di Moretti col suo datore di lavoro: “Guardi ingegnere, che alla sua età è difficile ricollocarsi sul mercato.. se ha bisogno, altri due mesi di aspettativa non sono un problema..”

No, ho deciso, smetto proprio... “

(..ma non si preoccupi: farò il regista...)

 

Margherita Buy, John Turturro

Mia madre (2015): Margherita Buy, John Turturro

Un'ultima singolare e significante analogia con una scena dello splendido Birdman.

In “Mia madre” Turturro si lamenta perché mentre si gira un festeggiamento pretende champagne autentico al posto dello spumantino previsto.

In “Birdman” Norton provoca il delirio sul palcoscenico perché al posto del gin trova della semplice acqua.

La differenza è che Norton s'incazza davvero e manda a monte lo spettacolo sbigottendo la platea (e anche noi oltre lo schermo).

Turturro fa un attimo di vocione e poi rivela sorridendo: “stavo scherzando”.

Norton non scherzava affatto invece.

Ecco la differenza: chi finge rivoluzioni e chi le fa. La stessa differenza tra chi stupisce e chi, forse suo malgrado, rimane nel convenzionale.

 

E ci sovviene anche l'incubo iniziale di Turturro, con Kevin Spacey che tenterebbe di farlo fuori..

inutile dirlo, siamo con te, Kevin!

 

 



 

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