Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Ormai lo conosciamo Nanni Moretti, i suoi film parlano di sè, della sua città, della sua vita. Anche e ancor più in questo caso, in cui però proprio non parlerei di narcisismo ed egocentrismo (come qualcuno ha definito a volte, forse in parte a ragione, i suoi film). Un film probabilmente autobiografico (sua madre era effettivamente insegnante di latino alle superiori), in cui però invece di mettersi al centro sembra quasi volersi nascondere, pur non rinunciando ad una partecipazione come attore. Nascondersi dietro Margherita Buy, che guarda caso fa la regista e più di una volta usa espressioni tipicamente Morettiane, probabilmente pretesto per raccontare qualche sua peripezia nella sua carriera di regista.
Ma la storia che racconta non è solo la sua storia personale. E' la storia di quasi tutti gli italliani sessantenni o ultrasessantenni ancora in età lavorativa ed alle prese coi genitori vecchi, spesso malati, bisognosi di cure o perlomeno attenzioni. E' la storia di una situazione comunissima per la quale la nostra società ancora non è riuscita a trovare un rimedio funzionante, un modo definitivo e ragionevole che ci permetta di convivere con essa con una tranquillità e serenità. Una problematica a mala pena riconosciuta dalla società e dal mondo del lavoro, forse proprio perchè prima o poi ci si passa tutti (e ancora meno fortunati sono quelli che non ci passano). Ma inevitabilmente. Perchè oltre una certa età quello che veramente tiene in vita le persone non sono i medici e le medicine, ma solo i ricordi e l'amore, l'amore per i figli ed i nipoti e quello dei figli e dei nipoti per loro.
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