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Mia madre

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Mia madre

di Souther78
6 stelle

Un Moretti intimista, che propone in modo autoreferenziale la ricostruzione del proprio lutto. Misurato (quasi sempre), e senza mai scadere nel patetico o nell'ostentazione del dolore. Impietoso paragone tra le persone "di un tempo" e i contemporanei, superficiali ed egocentrici.

Mia madre è, per me, la prova di quanto sia soggettiva e mutevole la percezione dell'arte in generale, e del cinema in particolare. La prima volta che l'ho guardato, al cinema, la mia considerazione si è focalizzata principalmente sul materialismo sotteso all'attaccarsi alla vita fisica a tutti i costi. Non mi piacque granchè e mi deluse molto. Rivedendolo a distanza di anni, l'ho assimilato sotto una luce differente, con una maggiore concentrazione sull'importanza dei risvolti umani e dei sentimenti.

 

Narrativamente, si ripete lo schema espositivo già visto ne Il caimano, con un(a) protagonista regista, alle prese con la direzione di un film, le cui scene si sovrappongono a quelle principali. Nè può sfuggire la presenza, anche qui, di Margherita Buy. L'attrice sembra molto adatta a ruoli "isterici", ma si preferirebbe qualcuno più misurato, anche per non valicare la soglia dell'inverosimile.

 

Continuo a pensare che la sofferenza per la scomparsa di una persona di età così avanzata, che ha vissuto una vita piena e che se ne va "in pace", sia sintomo di qualche lacuna animica, quindi stento a empatizzare oltremodo con la vicenda rappresentata. Cionondimeno, non ci sono troppe concessioni gratuite, nè si insegue la lacrima facile. Forse i fatti e i sentimenti messi in scena sono troppo personali (del regista), per poter abbracciare una riflessione più ampia. Potremmo forse ritenerlo più uno sfogo di moti interiori, anzichè un'opera che si riproponga di affrontare situazioni generaliste, come per esempio il senso della vita o della morte, o di come affrontarle. Insomma, qui Moretti non pare interessato ad altro, se non a esternare il proprio stato d'animo, e in questo senso l'opera scade nell'autoreferenziale. Qua e là si possono notare critiche e autocritiche al regista: il modo in cui dirige, tratta gli altri e allontana le persone. Anche questo, però, non va più in là di un solo passo. Sotto questo profilo, Mia madre assomiglia a Caro diario, ma con un inesorabile abbandono di qualsiasi aspirazione di critica sociale. Che sia chiaro: il Moretti di Ecce Bombo e di Palombella rossa o de Il caimano, qui, è svanito, e all'orizzonte è rimasto soltanto il Moretti intimista e preso da se stesso.

 

Continuo a pensare che gli elementi del film non siano opportunamente raccordati: il film della regista sembrerebbe alludere all'impegno sociale di Moretti, e al suo tramonto, ma, al di là di questo, la presenza di Turturro e i suoi siparietti sembrano un (godibile) teatrino proposto per controbilanciare la malinconia della storia principale.

Tra l'altro non può sfuggire l'imbarazzante presenza del logo Apple, che stride atrocemente con la sprezzante critica rivolta fin da Ecce Bombo alla presenza di spot occulti (ma nemmeno tanto) nel cinema ("Vuoi una sigaretta?").

 

A parte le sfuriate della Buy, e qualche situazione un po' al di sopra delle righe, l'esposizione pare misurata e delicata, con l'indubbio pregio di consegnare agli spettatori l'elogio di una persona "di altri tempi", che nella sua semplicità fornisce una lezione morale non indifferente. L'autore sembra voler implicitamente richiamare proprio la decadenza morale (e quindi anche esteriore), nell'allusione alle comparse fatta dalla regista, che le considera tutte caricaturali, mentre i suoi assistenti le spiegano che questa è ormai la normalità. Altro era la normalità della "madre", che nel suo piccolo si era saputa donare ai propri studenti con passione e abnegazione, insegnando una lingua morta che ormai nessuno capisce perchè si debba studiare, e dimostrando attenzione e ascolto per ciascuno, anche al di là e dopo la conclusione del proprio "lavoro".

 

Oggi, quindi, mi piace focalizzarmi su questa lezione di vita e di semplicità, che ci dimostra come il valore fondamentale della società sia l'umanità, cioè l'essere umani, capaci di ascoltare, di coltivare i rapporti nel tempo, di far sentire importanti le persone senza doppi fini o ritorni. Non guidare auto fintamente ecologiche che sembrano uscite da Equilibrium, per spegnere le emozioni. Non fossilizzarsi davanti a schermi e schermini. Non darsi importanza in proporzione a seguaci virtuali di mondi sempre più finti, controllati e alienanti. Non ostentare rispetto per "il diverso" e restare indifferenti a chi si ha accanto. Non indignarsi per chi la pensa diversamente da noi, o, semplicemente, pensa anzichè conformarsi.

 

Forse soltanto nel mio immaginario personale, o forse no, ecco quindi che Mia madre riesce a travalicare la dimensione personalissima, stimolando una riflessione assai più generale.

 

Sicuramente un Moretti sempre meno Moretti, dal quale traspare però più maturità e autocritica rispetto al passato. Un'opera, comunque, pregiata per la sua delicatezza e per la testimonianza di un bene che non ha bandiere, partiti, ideologie o etichette: il donarsi agli altri disinteressatamente.

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