Trama
I violenti scontri xenofobi avvenuti a Rostock nel 1992 sono raccontati attraverso la prospettiva di tre personaggi tra loro molto diversi. Lien è una donna vietnamita trasferitasi in Germania, che alla fine della giornata si ritroverà a lottare per la sua vita e a chiedersi se la nuova patria potrà mai essere casa sua. Stefan, invece, con i suoi amici fa parte del gruppo di agitatori, giovani arrabbiati che di giorno si preparano per gli scontri notturni con polizia e stranieri. Il padre di Stefan, Martin, è un ambizioso uomo politico locale, bloccato da un dilemma: avanzare di carriera o seguire i propri ideali e assumersi le responsabilità anche dei gesti del figlio.
Approfondimento
WE ARE YOUNG. WE ARE STRONG.: L'INCENDIO DI SOLINGEN
Diretto da Burhan Qurbani e scritto dal regista con Martin Behnke, We Are Young. We Are Strong. si basa su eventi reali e racconta della rivolta anti-immigranti che ha avuto luogo nell'agosto 1992, tre anni dopo la caduta del muro di Berlino, nella città di Rostock. Obiettivo degli attacchi è stato il centro per rifugiati alla periferia della città e, dopo tre giorni di scontri, tutta la furia e la violenza raggiunse il suo apice nella cosiddetta 'notte del fuoco', durante la quale 3000 tra rivoltosi, neo-nazisti e simpatizzanti, diedero fuoco al centro con al suo interno 150 rifugiati vietnamiti. Concentrandosi sulle ultime 24 ore prima della fatidica notte, We Are Young. We Are Strong. ripercorre un giorno delle vite di tre personaggi molto differenti: Lien, una donna vietnamita stabilitasi in Germania; Stefan, un giovane che con gli amici si sta preparando alla violenta agitazione; e Martin, il padre di Stefan che da ambizioso politico locale si ritrova di fronte al dilemma di seguire la carriera o i propri ideali.
Girato in bianco e nero con la direzione della fotografia di Yoshi Heimrat, le scenografie di Jill Schwarzer e i costumi di Juliane Maier, We Are Young. We Are Strong. è stato presentato in concorso al Festival di Roma 2014 e così è descritto dal regista stesso: «Il vecchio mondo è in frantumi, il nuovo mondo non è ancora nato: questo è il momento dei mostri. Questa citazione dello scrittore e politico italiano Antonio Gramsci è stata forse la linea guida più importante per il dramma raccontato in We Are Young. We Are Strong. Gramsci scrisse queste parole dopo il disastro della Prima guerra mondiale, presagendo la catastrofe della Seconda. Nelle rovine del vecchio sistema, egli vedeva il terreno ideale in cui il seme di nuove violenze poteva germogliare. Il mio film è ambientato in un momento simile: nel 1992, la Germania era stata da poco riunificata, la Germania dell'Est - di stampo socialista - era crollata e il vuoto di potere e di ideologia ha lasciato spazio alla fioritura di forze distruttive di destra. Anche oggi ci troviamo ad affrontare crisi fondamentali: nel 2008, il nostro sistema economico si è fermato e ci siamo resi conto di quanto la nostra società sia vulnerabile. E, purtroppo, le due brutte figlie della crisi, l'intolleranza e la xenofobia, sono in aumento in tutta Europa.
Dopo oltre 20 anni dagli eventi, We Are Young. We Are Strong. è il primo film sul tentato genocidio di Rostock. Racconto la storia dei mostri, delle loro vittime e di coloro che scelsero di ignorarli. Ci si avvicina a quell'evento spaventoso e incomprensibile attraverso le storie personali ed emotive degli individui, dando un volto umano ai mostri e guardandoli negli occhi. Per capire, per ricordare, per non dimenticare mai, per non lasciare che accada di nuovo.
Si dice che per smuovere le coscienze bisogna colpirle. We Are Young. We Are Strong. vuole allora provocare il suo pubblico. La scelta dei personaggi e dello stile di ripresa, del ritmo e della messa in scena, spesso va contrariamente da quello che ci si aspetta dal film. Non ci sono eroi brillanti o cattivi cattivi. Ogni personaggio porta il suo bagaglio personale. Detto ciò, desidero ribadire che We Are Young. We Are Strong. non è un atto di accusa o di denuncia. Semmai, è la storia di un denominatore comune molto umano e universale: il peccato di guardare dall'altra parte.
Si tratta del mio secondo lungometraggio e ho impiegato quattro anni di lavoro per portarlo a termine».
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Commenti (2) vedi tutti
Da vedere per l'impegno politico e girato nell'anno in cui avvenne episodio analogo ispirato dalla medesima aberrante ideologia nazista ma ben più orribile e cruento: la strage di Odessa.
commento di bombo1...un episodio di violenza razzista nella ex DDR ... non sembra che le cose siano molto cambiate da allora.
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