Regia di Vincente Minnelli vedi scheda film
Che La La Land di Damien Chazelle (2016), fosse destinato a diventare un fallimento artistico sin da principio, era già stato preannunciato decenni addietro dal meta-musical Spettacolo di Varietà di Vincente Minnelli (1953), che si erge a vero e proprio manifesto dei musical (e dei film d'intrattenimento in generale fatti ad Hollywood), elogiandone lo spirito e la semplicità della loro natura.
Minnelli s'era fatto consocere già negli anni 40' con diversi musical, sino ad arrivare al trionfo con Un Americano a Parigi (1951) che vinse a sorpresa l'oscar miglior film. Il regista era sotto contratto con la MGM che sfornava musical a ripetizione ed insieme a Stanley Donen, era il miglior regista di questo genere, per via del suo indubbio talento visivo e per la capacità di esplorare sino in fondo le potenzialità del genere.
Spettacolo di varietà (1953): Fred Astaire
Con Spettacolo di Varietà, il regista confeziona un manifesto che mette in chiaro cos'è un musical e come ogni film che voglia dirsi tale, debba comunque conservare lo spirito proprio di tale genere.
Minnelli omaggia un genere che stava andando a poco a poco in declino, per essere sostituito sempre più da spettacoli teatrali sempre più intellettuali, che stavano contaminando ogni genere. Il regista scaglia la sua satira contro registi intellettualoidi come Jeffrey Cordova, che di punto in bianco decidono di trasformare un musical semplice, in una versione moderna del Faust, arrivando a comprometterne il risultato artistico. Solo dopo che un vecchio ballerino ed attore ormai sul viale del tramonto di nome Tony Hunter (Fred Astaire) riporterà il tutto alle intenzioni originali, lo spettacolo avrà finalmente successo.
Quando nacque la New Hollywood, il primo genere a venire messo alla berlina, fu proprio il musical, che a loro dire aveva la colpa di essere un mero disimpegno leggero, allegro e colorato; e questo contrastava con la nuova idea di cinema imperante, che rappresentava la realtà senza fronzoli ed edoculturazioni.
La critica non ha ragion d'essere, il musical così come ogni genere, ha le sue convezioni e le sue regole che si sono codificate lungo anni e anni, demolirle dal giorno all'altro per far posto ad intellettualismi d'avanguardia fuori posto finto deprimenti (come La La Land che qualche critico ha detto che è pessimsita... ma dove? Ha un pò di finto malinconia tanto per fare intellettuale moderno; il pessimismo Chazelle non sà manco cos'è), che finiscono alla fine per scontentare tutti. Musical come West Side Story, se sono l'eccezione e non la regola, ci sarà un motivo; ed esso consiste nel fato che il musical è espressione di due componenti come la danza ed il canto, che in quanto espressione pura e genuina delle doti artistiche dell'essere umano, mal si conciliano con ambizioni di pesantezza avanguardistica fuori luogo.
Spettacolo di varietà (1953): Fred Astaire, Cyd Charisse
Il musical è un genere intrinsecamente classico, avente storie semplici che per essere portate in scena richiedono duro lavoro e sforzo fisico da parte degli attori; la dignità del genere è tutta qua e non và ricercata altrove.
Teatro d'avanguardia e musical da palcoscenico hanno in comune il luogo fisico è vero, ma hanno intenti, regole e target totalmente differenti. Non si può etichettare a-priori come arte un determinato genere a discapito di un altro, poichè l'arte non è data dal genere che fai, ma dalla visione dell'uomo che la mette in scena. Il regista Cordova sarà anche bravo nei drammi teatrali, ma non ha alcuna sensibilità come regista di musical; mentre invece Tony Hunter, relitto appartenente ad un'epoca oramai scomparsa e che non si riconosce più nei cambiamenti moderni, è un'artista tanto quanto lui, poichè è un uomo che ha capito il musical e ha una sua idea personale su come deve essere fatto, ed è questo che rende il suo spettacolo "arte", poco importa se mira ad intrattenere le platee e non ai soliti quattro gatti che affollano il teatro.
Il musical deve avere uno spirito semplice e positivo, poichè è la sua natura, ovviamente và aggiornato per renderlo fruibile alle nuove generazioni e ai tempi che cambiano, ma lo spirito deve essere sempre quello; chi non l'accetta è meglio che si veda altre tipologie filmiche. La leggendaria canzone "That's entertainment" si fà portatrice della filosofia di tale genere; poichè "il mondo è un palcoscenico, e il palcoscenico è il mondo dell'intrattenimento"; nulla più e nulla di meno e così anche la magnifica danza di Dancer in the Dark tra Tony Hunter e Gabrielle Gerard (Charisse) è l'emblema e manifesto del genere.
Minnelli più che sul canto, punta sulla sinuosità artistica delle coreografie di danza, che mescolate con i visionari sfondi; creano un mix suggesstivo, che non ha vergogna di rivelare la sua natura artificiosa e teatrale. Peccato per il numero del lustrascarpe sfugga a questa logica, perchè se fosse stato tagliato, avremo avuto dei numeri musicali tutti contestualizzati e giustificati dal palcoscenico e questo errore, non permette al film di prendere il voto massimo.
All'epoca il film fu un flop al botteghino, con il tempo venne rivalutato tanto da diventare un vero e proprio manifesto dello spirito che permea il musical, nonchè influente ancora oggi (Fred Astaire che parodizza il noir, è preso pari pari da Michael Jackson in Smooth Criminal, dove l'ex cantante, omaggiò il film).
Spettacolo di varietà (1953): Fred Astaire
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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Non capisco dove stia il "totale fallimento artistico" di La la land. Ci sta che non ti piaccia ma un po' di obiettività non lo ridurrebbe alle parole che hai usato. Sarà vero che il musical è un genere decodificato (come tutti gli altri) ma quelli "tristi" non sono poi così pochi (vedi Hair, Moulin Rouge ad esempio) e sono il prodotto di una rivisitazione del tipo che fortunatamente si è prodotta col passare delle epoche storiche e della sensibilità e dei bisogni delle persone. Direi perciò che tutti i cambiamenti nel genere più che altro è una necessità storica ed artistica più che un vano intellettualismo.
Assolutamente giusta la tua osservazione (nemmeno io sono uno sfegatato sostenitore di La La Land ma non posso ceerto disconoscere le sue qualità, il suo essere riuscito a riportare a galla con tutta la magnificenza necessaria adeguandolo perfettamente ai nostri tempi, un genere purtroppo agonizzante da troppo tempo). Il musical non è per forza miele e lieto fini vome dimostrano non solo i titoli che giustamente hai citato ma anche West Side Story
Oggettività... mah... io sono un relativista convinto, quindi l'oggettività non esiste nel mio schema di pensiero, poichè ognuno di noi vede la realtà dal suo punto di vista e recepisce essa tramite i propri sensi che ovviamente sono differenti. La medesima cosa può essere vista in modi differenti in base a come la si guarda.
Ovviamente esiste l'oggettività, se siamo nel campo delle verità provate o delle definizioni (per nostra convenzione 2 + 2 è uguale a 4); il cinema essendo un'arte (basata sull'immagine), ovviamente non ricade in tale ambito ed è soggetta a molti punti di vista.
Non posso dire che in ogni recensione parli a titolo personale, perchè è scontato; così come altri utenti.
La La Land l'ho visto una volta sola al cinema e m'ha convinto poco; l'ho trovato un musical loffio e non al passo con i tempi. Oggi siamo in tempi di pessimismo e cinismo senza fine e qua alla fine mi vogliono far credere che siccome Stone e Gonsling non si mettono insieme (nonostante abbiano realizzato i loro sogni ed un bel po' di soldi), allora è finale pessimista.
Ma per favore!!! Chazelle non sa' manco cos'è il pessimismo.
La scena nel planetario è abbastanza imbarazzante. Roba da baci perugina. E' un film cerchiobbottista alla fine con una posizione poco chiara; vuole rifarsi al classico, ma inserisce un'atmosfera finto deprimente, perchè tanto siamo gente "alternativa", ma ovviamente non và in fondo al suo pessimismo, perchè poi quei due edonisti, i loro sogni materiali li hanno concretizzati, che non si siano messi insieme pazienza.... è qua il fallimento di Chazelle. Prevalgono le mezze tinte sulle nette prese di posizioni a livello di tono.
Hollywood criticata bonariamente altrimenti non veniva premiato, ma alla fine permette di realizzare il sogno di Emma Stone. Ma come!!! Prima era un luogo superficiale e brutto e ora invece è grande... mah... un trasformismo degno di tanti politici italiani.
Un tipico filmetto da oscar. La classe di Viale del Tramonto nel demolire Hollywood, questo La La Land se la sogna.
Troppi riferimenti cinematografici urlati in faccia (la finestra di Casablanca sigh). Naturalmente citati una marea di film di Hollywood... come a dire che al di fuori di Hollywood non esiste il cinema... ma per favore. Le poche sequenze interessanti poi, sono sbattute in faccia allo spettatore o dichiarate ad alta voce (tipo l'inutile piano sequenza iniziale). Emma Stone abbastanza cagna come attrice; Gonsling è meglio che ritorni da Refn.
Naturalmente nel cinema "musical" esiste solo Hollywood. A meno che si vada India è logico che si citi il cinema di Los Angeles. Ti consiglio di moderare i termini nell'attribuire certi epiteti alle attrici. Proprio in questo sta la mancanza di obiettività.
Esagerata la tua stroncatura di La la land anche secondo me. Non dico che ti debba piacere per forza, vedo che sui contenuti ti sei dissociato nettamente, ma secondo me bisogna riconoscere che Chazelle è stato uno dei pochissimi a resuscitare il musical con risultati interessanti, un altro film che mi viene in mente è Moulin Rouge, bello ma a mio parere un gradino sotto La la land, che come regia è notevole, dimostra un'assimilazione dei codici del genere che attesta un talento già maturo. Davvero la scena del planetario ti è sembrata da Baci perugina? E del finale alternativo che vogliamo dire? E poi gli attori a me sembrano ottimi in questo film, la Stone non è una grande attrice ma qui ha tirato il meglio del suo talento
Non sapevo fosse un film così amato, già in tre state contestando. In effetti avevo dato epr scontato che fosse pessimo e non mi sono preso la briga di vedere le valutazioni, ha una media del 7.5 e te gli hai dato addirittura un 4.5 stelline.
Boh... sinceramente all'epoca mi disse poco; forse ha giocato il fatto che vidi pochi musical? Oggi potrei parlarne diversamente, ma alcune cose comunque non mi convincono e dubito che le cose cambierebbero in caso di revisione.
Più che altro il film di Minnelli m'ha fatto capire cosa non andava nel film di Chazelle. Il musical è un genere che in linea di principio non si presta a soggetti "elevati", poichè và in contraddizione con la sua stessa natura. Poi ci sono le eccezioni ovviamente, ma sono pochissime.
Moulin Rouge non l'ho mai visto, perchè mi dissero che era pessimo come film.
La La Land ha contribuito a far rinascere il musical? Non so, non è che improvvisamente gli studi di Hollywood si sono messi un'altra volta a produrre nuovi musical. E' un caso isolato, che per ora non ha seguiti.
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