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Second Chance

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su Second Chance

di barabbovich
7 stelle

Il poliziotto Andreas (Coster-Waldau) e sua moglie Anne (Bonnevie) perdono improvvisamente il loro neonato. Così la notte dell'accaduto Andreas decide di placare la disperazione della moglie sottraendo un altro neonato a una coppia di tossicodipendenti che fa vivere il loro piccolo in condizioni ignobili. Ma la madre del bambino rapito (Andersen), che al suo posto trova il cadavere dell'altro, continua a urlare la sua verità e la sua innocenza: il bimbo morto non è il suo. Le cose si complicano a dismisura quando il suo compagno (Kaas) - convinto che il corpo esanime sia proprio quello di suo figlio - cerca di rimediare alla situazione inscenando un altro rapimento. Da Open hearts a In un mondo migliore, quasi tutto il cinema di Susanne Bier ruota intorno ai grandi dilemmi etici nei quali pone i suoi personaggi, spesso imbrigliati nel meccanismo del doppio (declinato secondo lo spunto narrativo dello scambio di persona, come già in film come Totò le heros, Il 7 e l'8, Father and Son e Il figlio dell'altra). Non fa eccezione questo ritorno in patria dopo l'escursione americana di Una folle passione, dal quale la regista danese riprende il tema di una maternità mancata e l'espediente narrativo di un padre che vuole mettere in salvo il proprio figlio. La critica ha fatto a pezzi la Bier per l'eccesso di manicheismo col quale sono tratteggiate le diverse figure e in effetti non si può negare che la topaia dove vive la coppia di tossicodipendenti e la casa dotata di ogni comfort del poliziotto e di sua moglie (ma quanto guadagna un agente di polizia in Danimarca?) siano le metafore di una polarizzazione socioeconomica forse eccessivamente calcata. Ma è altrettanto indiscutibile che il film sia percorso da una tensione costante, che i colpi di scena siano spesso spiazzanti e che l'intero lavoro sia servito da attori in stato di grazia e da scelte visive ragguardevoli.

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