Regia di Douglas Sirk vedi scheda film
Drammone anni '60 tutto al femminile e di culto che interpretato con grande intensità, tocca nel profondo poichè assomiglia ad una parabola sulle lezioni che la vita ha talvolta da impartirci. Come remake si rivela anche migliore del film omonimo di John M. Stahl del 1934, perchè ha uno stile più elegante, più approfondito ed efficace. La trama racconta in parallelo le storie di due donne di classi sociali differenti che un giorno per caso trovano un punto d'incontro affezionandosi molto l'una all'altra. La prima è Lora Meredith, un'aspirante attrice, madre single di una bambina un tantino viziata e la seconda è Annie Johnson, una donna di colore povera e senzatetto che Lora assume come domestica e che ha avuto una figlia dalla pelle abbastanza bianca perchè concepita con un uomo bianco. E' il tempo che man mano che trascorre, mostra le diverse problematiche di vita dei due casi opposti. Sia la figlia di Lora, Susy, che la figlia di Annie, Sarah Jane, una volta superati i sedici anni, sono infelici. Susy perchè non si sente capita, ma si sente anche trascurata da sua madre che dedica la maggior parte del suo tempo al lavoro di attrice e Sarah Jane perchè si vergogna di far sapere alla gente di essere figlia di una nera, cosicchè finge di essere bianca con chiunque non sia a conoscenza delle sue origini: dal fidanzato alla gente dei locali notturni in cui va a lavorare. Naturalmente Annie, una donna profondamente buona, integerrima e religiosa, non approva questo suo modo di fare e la rimprovera più volte facendo spesso scoprire agli altri la verità ed alla fine, Sarah Jane, stanca di così tanto controllo, fugge di casa e si rifà una vita altrove, dove nessuno la conosce e può quindi continuare a fingere di essere di origini completamente bianche. Nonostante tutto però, un giorno la madre riesce a trovarla e decide di andare a farle visita. L'abbraccia, la rincuora e le promette di non invadere più le sue scelte di vita perchè le basta sapere di vederla felice e soddisfatta, poi va via ed entrambe non si rincontrano mai più perchè dopo qualche tempo, Annie muore a causa forse di un lento crepacuore. Così, solo quando è troppo tardi per chiederle scusa per averla spesso maltrattata, Sarah Jane si pente delle sue azioni e riesce ad apprezzare il valore di sua madre rimpiangendola. Partecipa disperata ed in lacrime al suo funerale, che proprio nell'epilogo, si rivela la parte più intensa del film, in parte grazie ad uno straziante e commovente coro gospel che insieme a Mahalia Jackson canta: "Troubles of the World".
La morale di tutto questo è a triplo senso, perchè illustra l'importanza di essere una buona madre (caso in cui aveva un po' fallito Lora poichè non si è buone madri quando si viziano i figli senza essere capaci di darli invece affetto con una presenza costante nella loro vita ), ma anche l'importanza di essere una buona e rispettosa figlia (cosa che non era riuscita a fare Sarah Jane perchè disprezzava le origini di sua madre nonostante fosse una tra le donne più oneste, buone e disinterressate del mondo) ed infine illustra anche la gravità e l'iniquità dell'intolleranza, dei pregiudizi, dell'egoismo, dell'eccessiva ambiziosità e delle menzogne. Il film fa comprendere che la vita è davvero come uno specchio che riflette le conseguenze delle proprie azioni, perchè ognuno alla fine miete solo quello che semina. Se male si fa, prima o poi male si riceve.
Ha fatto un lavoro eccellente.
Brava ed intensa nel ruolo dell'ambiziosa attrice Lara.
Gradevole e simpatico nel ruolo dell'uomo ambito sia da Lora che da sua figlia Susy.
Eccezionale, molto intensa e del tutto convincente nel ruolo di una donna di colore che ne passa davvero tante nella vita senza comunque mai perdere la sua fede. Mi meraviglia sapere che non sia riuscita a vincere anche lei il Golden Globe.
Abbastanza brava nel ruolo della viziata, ma fragile Susy.
Incisiva e convincente nel ruolo della cinica, egoista e frustrata Sarah Jane. Il Golden Globe che vinse lo meritò senza dubbio.
Ottima, avvincente.
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