Regia di Riley Stearns vedi scheda film
Ansel Roth è uno dei massimi esperti riguardo il controllo della mente. Caduto in disgrazia, è ridotto a tenere piccole conferenze in Motel di terza categoria, nelle quali cerca di vendere -senza troppo successo- il suo secondo libro. Dopo il divorzio Ansel Roth si ritrova senza un soldo per aver ceduto i diritti del suo primo libro di successo alla ex moglie. Il suo agente lo fa pedinare da un detective privato per poter riavere indietro una grossa somma di denaro che gli aveva prestato.
Senza soldi, senza avvenire, con i pochi averi racchiusi in una scatola in macchina, Ansel si sente solo e disperato.
Dopo la fine di una deludente conferenza, in cui Ansel è stato picchiato da un parente di una sua ex paziente suicida, lo scrittore viene avvicinato da una anziana coppia di genitori che lo prega di aiutarli per poter riavere in casa la loro figlia Claire. Claire si è unita da qualche tempo ad una misteriosa setta e non vuole sentire ragioni di ritornare dalla sua famiglia.
Braccato dai debiti, senza soldi, senza prospettive se non quella di dover restituire entro 7 giorni una grossa somma di denaro al suo agente, Ansel decide di accettare la proposta di lavoro dei due coniugi, e di attuare su Claire -dopo averla rapita- il processo di riprogrammazione, ovvero una sorta di full immersion nel quale Ansel può riportare alla ragione la sua paziente e allontanarla definitivamente dalla setta nella quale è entrata.
Le cose non prendono una buona piega da subito: Claire non è quella ragazza fragile e ingenua che poteva sembrare, i genitori non sono la coppia apprensiva che poteva sembrare, Ansel non è sicuro di quello che sta facendo... come poteva sembrare.
Un film che gioca molto sull'ironia, sull'attenzione ai particolari -cosa che nella narrazione visiva mi ha sempre affascinato particolarmente- e sulla ottima interpretazione degli attori, Leland Orses in primis. Il film è girato tutto in interni, potrebbe essere tranquillamente trasportato in teatro, e questo imprime alla storia quel senso claustrofobico necessario per poter entrare in sintonia con il senso di ciò che stiamo vedendo.
Molto spesso thriller e horror hanno utilizzato le sette -sataniche o religiose- come fonte di ispirazione per le trame, in questo caso la setta non si vede, non ha un capo, né una vera identità. La setta è presente come una necessità per l'individuo di prendere coscienza di sé, per trovare un equilibrio perso. Ansel Roth proclama la libertà di arbitrio come elemento essenziale per essere liberi e non essere controllati da chicchessia. Ma siamo veramente liberi? Coscienti della nostra libertà? O la libertà che tanto si proclama è quella che poi ci permette di imprigionarci in rapporti poco chiari con le persone e con le cose?
Ansel crede di essere padrone della propria esistenza, quando in realtà ne è schiavo, dai debiti e dai sensi di colpa e forse non vede l'ora di trovare anche lui qualche d'uno che l'aiuti a rimettere ordine.
Il film utilizza un linguaggio leggero, a tratti grottesco e umoristico, alternandolo con una atmosfera cupa e ostile che non fa mai abbassare la guardia all'attenzione. Ottimo l'inizio, quasi comico, in cui Ansel affamato, cerca di scroccare un pasto gratis al ristorante del motel nel quale è ospitato per la conferenza. Lo consiglio.
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