Regia di Russell Crowe vedi scheda film
Impossibile essere crudeli con Russell Crowe. Sia per quegli occhi buoni sopra l’incombente montagna di muscoli, sia perché guardando The Water Diviner, suo esordio dietro la mdp, si respira la forte partecipazione emotiva dell’attore neo-regista, che affonda le mani nella storia della propria terra (la Nuova Zelanda e l’Australia) per mettere in scena una vicenda fervidamente antimilitarista. Scegliendo un soggetto convenzionale, in potenza molto commovente: un padre determinato a ritrovare le salme dei figli nella devastante “tomba a cielo aperto” abbandonata sulla penisola di Gallipoli, in Turchia, dopo uno dei più devastanti massacri di trincea della Prima guerra mondiale. Ma The Water Diviner ha tutti i difetti dell’opera prima, in primis l’eccesso: non gli basta allacciarsi a un fil rouge, gliene servono almeno tre o quattro (l’acqua, il cerchio, Le mille e una notte), non s’accontenta d’essere dramma post bellico e nemmeno parabola di redenzione paterna, ma deve aggiungerci anche risvolti puramente avventurosi, una sottotrama sentimentale, una superficialissima indagine culturale, esotismo posticcio e cartolinesco. Il risultato è un’altalena frastornante, dove accenni di insospettabile compostezza rovinano in fretta nella retorica più pomposa, dove il giusto pathos sbanda a ogni passo nel ridicolo involontario. Crowe tenta di tenere insieme tutto con la sua solida presenza più che con la labile direzione: un po’ poco.
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