Regia di Russell Crowe vedi scheda film
Chiariamo innanzitutto il tipo di approccio al film. A fine primo tempo di The Water Diviner, accese le luci in sala, mi scopro, così come una coppia di mezza età alle mie spalle, a consultare il web con il telefonino (rigorosamente silenzioso) per rispolverare nozioni di geografia e storia. Gallipoli, l'omonima penisola, lo stretto di Dardanelli, la sanguinosa battaglia svoltasi nel 1915, le alleanze nella prima guerra mondiale. Non fosse per i voli low cost, la globalizzazione, la comunicazione mondiale, alcuni documentari, e l'esperienza diretta, mi sarei soffermato anche a curiosare sulla cultura ottomana, Istanbul, i dervisci rotanti, la religione islamica e così via. Un film dunque istruttivo. C'è quindi da essere a mio avviso indulgenti su tutta una serie di aspetti che rendono la pellicola meno riuscita di quel che potenzialmente poteva essere. Mi trovo d'accordo con le critiche mosse da più parti al film ma sono ben distante da quel pollice verso che troneggia inappellabile sulla carta stampata dedicata al mondo cinematografico. Passino quindi i vari rallenty, passi la narrazione iper romanzata, passi la storia d'amore stucchevole, passi la musica ridondante. La questione è che Russel Crowe per il suo esordio come regista sceglie il terreno del popolare, un linguaggio che al giorno d'oggi deve comunque scendere a patti con l'immaginario comune, il quotidiano, le abitudini, le visioni dell'uomo qualsiasi, contaminato in qualche modo dal mezzo televisivo. Trovo quindi perdonabile qualche passaggio da fiction televisiva, tutte esotismo patinato e melò. Ma i lamenti dei feriti in trincea, i drammi famigliari di tutti i fronti di guerra, il coraggio di un uomo disposto ad attraversare il mondo alla ricerca dei suoi figli aldilà di qualsiasi confine o divisa, i meravigliosi paesaggi macchiati dal sangue, le ferite della psiche, la solidarietà tra uomini appartenenti a mondi diversi, sono già un buon motivo per considerare riuscita la pellicola.
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