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Colt 45

Regia di Fabrice Du Welz vedi scheda film

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La recensione su Colt 45

di supadany
5 stelle

«Quando si ha talento in certi campi, non si serve in paradiso ma si regna all’inferno».

Il talentuoso regista belga Fabrice Du Welz entra nel campo polar ma in testa ha soprattutto altro. Se i personaggi, i caratteri in gioco e l’atmosfera sono peculiari a uno dei generi francesi di maggior fascino, a esplodere è soprattutto l’azione, fragorosa e continuativa.

Probabilmente, un equilibrio diverso tra le parti avrebbe portato benefici.

Il giovane istruttore di armi da fuoco Vincent Milès (Ymanol Perset) è corteggiato da tante organizzazioni governative ma preferisce rimanere fuori dai giochi per concentrarsi su un progetto personale.

Una volta incontrato Milo Cardena (Joey Starr), un poliziotto corrotto che all’inizio si presenta in maniera amichevole, questa scelta gli verrà preclusa. Finisce invischiato nel bel mezzo di un feroce conflitto, accettando di combattere al fianco del comandante Christian Chavez (Gérard Lanvin) anche per salvare la sua posizione, sempre più precaria.

Scorrerà parecchio sangue per le strade.

 

Joey Starr, Ymanol Perset

Colt 45 (2014): Joey Starr, Ymanol Perset

 

Eccellere in qualche disciplina può mettere in situazioni pericolose. Da una qualità eccezionale prende il via Colt 45, con un giovane protagonista chiamato a cambiare programma di punto in bianco ritrovandosi implicato, con chiare motivazioni portanti, in uno schema guardia e ladri ampliato su tutti i fronti.

Questo avviene senza però destinare grandi spazi alle descrizioni particolareggiate, quello che cerca Fabrice Du Welz è soprattutto il dinamismo, con scene a effetto sempre più serrate e ravvicinate, a discapito della profondità affettiva e morale.

Così facendo, il proscenio diventa luogo di una mattanza programmatica, una processione di esecuzioni e di scontri a fuoco, valorizzati dall’importante contributo tecnico di Mick Gould, specialista in fatto di armi e già collaboratore di Michael Mann in Heat – La sfida e Collateral.

A pagare lo scotto di questa impostazione è la narrazione che raramente trova spazi di manovra, tra tanti nodi risolti in modo secco, nonostante un minor tempo di reazione avrebbe permesso di accrescere i pesi sulla coscienza, gli ostacoli destinati a uccidere o temprare e una posizione, quella del protagonista, allocata tra l’incudine e il martello.

Allo stesso modo, anche l’enfasi è prodotta a fiammate, a volte incontrollate, mentre qualche tema viene sempre aggiunto fino ad arrivare alla stretta attualità per cui il riferimento al terrorismo sposta l’attenzione su apparati segreti, su cose oscure al normale cittadino che forse è meglio rimangano tali.

Infine, passando al capitolo interpreti, Ymanol Perset sembra più avvenente che potenzialmente acuto, mentre l’esperienza arriva da Gérard Lanvin e Joey Starr, due volti congrui e collaudati in materia.  

Tirando le somme, Colt 45 risulta un film discordante, avaro nella descrizione dettagliata di una guerra senza morale, spedito e spettacolare in chiave action, come se fosse un prodotto americano (e tale sarà il suo prossimo film, Message from the king) e assecondato da una fotografia di Benoit Debie che produce alcuni squilli.

Scaltro, ma talvolta la consapevolezza può nuocere.

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