Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Illustre rappresentante dell'allora fiorentissimo filone peplum, Spartaco è uno strano oggetto all'interno della filmografia di Stanley Kubrick, che riesce parzialmente ad imprimere il suo inconfondibile segno alla pellicola, sebbene non manchino quegli aspetti del genere peplum che sono peggio invecchiati nelle ultime sei decadi.
La celebre rivolta degli schiavi capeggiata dal gladiatore trace Spataco, che, esasperato dalle condizioni inumane della scuola gladiatoria di Capua, scatenò la ribellione di schiavi più seria che le armate romane si trovarono mai ad affrontare, era una "preda" troppo ghiotta perché Hollywood se la lasciasse sfuggire, in quel periodo, tra gli anni 50 e 60, in cui i kolossal di ambientazione antico-romana riscuotevano un vastissimo successo di pubblico. Tratta dal romanzo che Howard Fast dedicò alla vicenda storica, la pellicola alterna la vicenda della ribellione degli schiavi, che si estende sempre di più man mano che da Capua attraversa la campagne del Meridione fino a dirigersi verso la stessa Roma, con i dibattito e gli intrighi di potere del Senato romano, sempre più preoccupato per l'estendersi di una rivolta che arriva a minacciare l'esistenza stessa della Repubblica.
Illustre rappresentante dell'allora fiorentissimo filone peplum, Spartaco è uno strano oggetto all'interno della filmografia di Stanley Kubrick. Per una volta trovatosi a lavorare all'interno dei meccanismi del sistema degli studios hollywoodiani da cui cercò sempre di tenersi a distanza, tra l'altro chiamato a sostituire Anthony Mann a progetto già avviato, il grande regista riesce, almeno parzialmente, ad imprimere il suo segno alla pellicola. Lo si vede in certe inquadrature magistralmente eseguite, come i momenti di tensione all'interno della gabbia di legno in cui Spartaco ed il nubiano attendono di essere chiamati a combattere fino alla morte per il divertimento di matrone viziate, spiando il combattimento precedente attraverso le fessure tra le assi, o come l'epicità che sa infondere a certe scene di battaglia o come il combattimento finale, o come la bellissima fotografia, di cui il restauro del 1991 fa rivivere gli splendidi colori.
Altri profili del film, come la sceneggiatura non sempre avvincente durante le 3 ore e 17 minuti di durata, o la fiacca storia d'amore con Varinia (che sfoggia una curatissima acconciatura non propriamente da schiava del I sec. a.C.), sono obiettivamente al di sotto degli standard dei suoi capolavori, e gli aspetti del genere peplum che sono peggio invecchiati nelle ultime sei decadi appaiono anche qui.
Una scena troppo coraggiosa per l'epoca, quella della seduzione di Antoninus da parte del bisessuale Crasso, venne tagliata dalla censura e rimessa al suo posto solo trent'anni dopo, con l'uscita della versione restaurata.
Il film vanta un cast stellare, anche nei ruoli di supporto: oltre al suo vigoroso protagonista Kirk Douglas, anche produttore e vera anima del progetto che volle realizzare ad ogni costo dopo essere stato scartato per il ruolo di Ben Hur, ci sono i grandissimi Laurence Olivier (il triumviro Crasso), Tony Curtis (il cantore Antoninus), Charles Laughton (Gracco), Peter Ustinov (il maestro di gladiatori Batiatus).
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