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Spara, Gringo, spara

Regia di Frank B. Corlish (Bruno Corbucci) vedi scheda film

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La recensione su Spara, Gringo, spara

di giurista81
6 stelle

Piccolo western dal soggetto piuttosto semplice, ma ben messo in scena grazie a una regia più che sufficiente e a una sceneggiatura che inserisce gag e una serie di personaggi grotteschi che salvano una pellicola che altrimenti non avrebbe avuto ragion d'essere.
Il soggetto ricorda un po' film come "Le Pistole non Discutono" anche se si sostituisce alla figura dello sceriffo che vuol acciuffare un criminale per riportarlo in paese, quella di un pistolero assoldato per riportare a casa il giovane e scapestrato figlio di un possidente terriero messicano che farà di tutto per sottrarsi dalla cattura. Il ragazzo è entrato a far parte di una banda sui generis di rapinatori che rispondono agli ordini di un vecchio disertore nordista (il grande  Keenan Wynn). Si tratta di una banda di improbabili e strampalati criminali, con alcuni elementi imbranati che non riescono a cogliere neppur un bersaglio fisso (uno di loro è addirittura estromesso dalle esercitazioni a premio, organizzate da Wynn, perché in passato ha ucciso tre suoi compagni per errore) tra di loro sono degni di menzione i personaggi interpretati da Luigi Bonos (l'aiuto sceriffo di Bud Spencer in Uno Sceriffo Extraterrestre... Poco Extra e Molto Terrestre) e da Enzo Andronico. Fa parte della banda anche Jimmy il Fenomeno, anche se non si nota molto. Lo stesso Wynn ha una caratterizzazione sopra le righe, lo si vede cercare di continuo la sua paperella e baciarla sul becco sparando a chi la disturba 
Dunque un western con trovate esilaranti e comiche, inserite in un contesto serioso da spaghetto western classico. Belle le sequenze nel deserto (Corbucci fa un sapiento utilizzo dei campi lunghissimi per esaltare la magnificienza del panorama tutto dune e sabbia), in omaggio a Il Buono, il Brutto, il Cattivo con i due protagonisti, Kelly e Moroni (molto bravi e vagamente somiglianti rispettivamente a Ivan Rassimov e a Ray Lovelock), che si comportano come cane e gatto. Il primo ha il compito di riportare in Messico il secondo che gli scappa di continuo di mano e così li vediamo procedere in una serie di avventure che rendono il loro viaggio un odissea, ma che segna anche la nascita di una reciproca stima. Si salveranno vicendevolmente la vita, eliminando i vari soggetti che si scaglieranno, di volta in volta, contro ciascuno di loro per motivi diversi (il primo è un disertore ricercato dai nordisti, l'altro è un rapinatore). Quando staranno sul punto di crollare, a piedi, senza acqua e senza cavalli, verranno invece raccolti da una carovana di pacifisti. Qui il protagonista si innamorerà di una ragazza madre che gli farà capire che la vita da pistolero non è poi la migliore prospettiva di vita per un uomo. Il nostro ne terrà conto a fine film, quando deciderà di ritirarsi dall'attività tirandosi dietro anche il ragazzo.
Notevole e spettacolare la scena del ponte tibetano, girata con grande pathos da Corbucci. Inoltre si segnalano una scazzottatona iniziale e una mega sparatoria finale dove morirà il fratello di Piero Lulli, Folco Lulli, che interpreta il messicano padre del ragazzo riportato dal pistolero. L'uomo infatti lo ha fatto recuperare non per salvarlo da una vita da delinquente, ma per torturarlo sotto gli occhi della moglie in quanto frutto di un vecchio rapporto extraconiugale della donna. 
Musiche carine, foto non eccelsa. Carino. Voto: 6

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