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Appunti per un film su Kafka - Nella colonia penale

Regia di Luigi Di Gianni vedi scheda film

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La recensione su Appunti per un film su Kafka - Nella colonia penale

di zombi
7 stelle

luigi di gianni si fa protagonista, porta voce e voce commentatrice di quello che doveva essere un film di finzione tratto dal racconto "nella colonia penale" di kafka, trasformatosi in corso d'opera in una commistione di finzione, documentario e letture teatrale per mancanza di soldi. ambientato in uno zuccherificio dismesso in via di demolizione a porto tolle, l'esperimento non ha assolutamente nulla delle esperimentazioni tipiche "girate in una fabbrica dismessa con attori che recitano qualcosa a qualcuno e di cui non si capisce assolutamente nulla", anzi!.... grazie all'accorta presenza del regista che a fasi alterne ci introduce nel backstage del suo film non girato, accompagnandoci nei posti dove si è girato, in un museo della civilta contadina che è stato molto utile perchè ha prestato a gratis gli arredi e l'oggettistica delle scene rimaste di ciò che doveva essere il film di finzione e proprio letteralmente spiegandoci cosa avremmo visto leggendone stralci dal racconto, direttamente dalle intenzioni dello scrittore, l'esperimento risulta comprensibile e fruibile senza (troppa) fatica. con le interpretazioni folgoranti di pietro faiella, nel ruolo dell'ufficiale, e di renato scarpa in quella dello straniero-osservatore, veniamo introdotti negli orrori di un racconto che parla di torture, morte dopo indicibili agonie e di una sacralità della pena capitale che è pari solamente alla malata dedizione di un boia che ha dedicato la propria esistenza alla morte altrui. quando costui capisce che il nuovo comandante della colonia penale intende apportare modifiche, con l'apporto di un osservatore esterno, prima cerca di coinvolgere lo straniero nella fascinazione del macchinario pensato e costruito per portare sofferenza e morte come monito delle proprie colpe,  quando invece realizza che è già stato tutto deciso, lui stesso si mette nel macchinario togliendosi quella vita che non ha più senso senza l'arcaicità di torture inquisitorie. la recitazione degli attori, ma soprattutto dello sconosciuto faiella e del veterano scarpa, sono totalmente naturali e per niente teatralmente enfatizzanti nella loro impostazione. non infastidiscono e anzi, nella lettura riescono a caricare di pathos e suspense, se non di orrore tutto costruito mentalmente, degne di un horror reale per esempio come  "cargo 200". da buon documentarista, di gianni ha saputo volgere a favore del suo progetto, la mancanza di fondi. trasformando ciò che doveva essere finzione in un racconto orale e letture da un palco di fronte ad un pubblico che non c'è(se non davanti ad uno schermo televisivo), il tutto diventa un altro tassello nella filmografia del regista a testimonianza di qualcosa in "disgregazione" come ha ripetuto più volte durante i suoi interventi. la stessa macchina entra a far parte di un percorso museale a testimonianza di qualcosa che non esiste più e di cui "mancano pezzi". in definitiva "morte di un culto(malato)" se posso permettermi.

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