Regia di Sergio Martino vedi scheda film
L’avvocato Lagrasta (Lino Banfi) ha una moglie bellissima, ma anche un’amante, che è la moglie di un giudice che gli sta sulle scatole. Ma ha anche un amico visionario, Cesarino (Pippo Santonastaso) e un po’ di rapporti loschi con la mafia locale, rappresentata da Don Vito (Ugo Bologna).
Dalla trama si evince cosa Lagrasta è. Ma di certo non si capisce il personaggio interpretato da Banfi cosa faccia: a parte subire colpi di sfortuna a iosa, che lo fanno sempre risultare sfatto, con i vestiti lacerati e continuamente a cercare di celare le sue stesse magagne, per il resto gli episodi narrati non raccontano niente di niente. Colpa di una sceneggiatura, dello stesso regista Sergio Martino, scritta coi piedi e troppo fiduciosa della bravura di Banfi, al punto da non produrre una battuta efficace né una situazione davvero comica. Il ritmo è frenetico, ma nel senso di frettoloso al limite del disturbante.
Un film mal riuscito, nel quale vige l’inverosimile. Così come inverosimile è la scrittura di questo copione che scredita la commedia italiana anni ’80, contribuendo a oscurarne la già precaria fama. La Bouchet è una dea e conferisce eleganza ad una pellicola per il resto pacchiana ed evitabile.
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