Regia di John Erick Dowdle vedi scheda film
Horror passabile. Indovinata la location e l'uso della Mdp .Difetta nella sceneggiatura, decisamente confusa
Scarlett è un’archeologa con un dottorato in chimica, vari master, appassionata e coraggiosa e con un’ambizione sfrenata. Perseguitata dalle visioni del padre, archeologo folle e suicida, Scarlett ne ripercorre le orme alla caccia della famosa pietra filosofale, secondo la leggenda dotata di proprietà miracolose: elisir di lunga vita in grado di conferire l'immortalità, panacea universale per qualsiasi malanno, capacità di donare l'onniscienza, infine possibilità di trasformare in oro i metalli. Scarlett si dedica accanitamente, alla ricerca di questo reperto miracoloso: intentendolo come ultimo desiderio e lascito morale di suo padre e si avventura in una pericolosa missione che la conduce prima in Iran, dove rischiando la lapidazione rintraccia la chiave rossa e poi a Parigi dove deve scovare una camera segreta, presumibilmente situata nelle profondità delle catacombe parigine, la cui chiave di cui sopra, le consentirebbe l’accesso. Scarlett coinvolge nella sua ricerca un suo ex fidanzato, capace di tradurre l’aramaico antico, un cameraman e un certo “Papillon” un fantasioso writer, capo delle guide che clandestinamente accompagnano, un pubblico morbosamente curioso, nei sotterranei di Parigi. Attraversarle, però, non è affatto semplice, sia per motivi materiali, che psicologici, i membri della estemporanea comitiva, si troveranno di fronte a insidie di carattere fisico, ma soprattutto soprannaturali; costretti ad affrontare la materializzazione delle loro paure, il loro obiettivo cambia e diventa la lotta per la sopravvivenza, mentre sprofondano in un vero e proprio inferno dove, fanno i più strani incontri: donne intente a praticare riti satanici, un tipo soprannominato “ talpa” del quale si erano perse le tracce, che dovrebbe aiutarli a uscire e invece sbrocca malamente, tutti loro dovranno affrontare i fantasmi del passato, solo in pochi riusciranno a farcela, in un finale bizzarro ma intrigante. Il cosiddetto “found footage”, cioè la ripresa in soggettiva, ovvero lo spettatore vede quello che vede il protagonista, è diventato uno stanco leitmotiv degli horror, tuttavia, in questo caso, non poteva essere utilizzata una metodica cinematografica più adeguata. Infatti il film dei fratelli Dowdle usa in maniera magistrale le inquadrature finte-amatoriali con Mdp tremante, tratteggiate da riprese in GoPro in una scenografia davvero incalzante. All’interno delle catacombe di Parigi, per la prima volta aperte ad un progetto cinematografico, in un intrico di tunnel strettissimi e di spazi angusti e bui che provocano un senso di straniante claustrofobia, la tecnica del found footage va a vantaggio del clima di disorientamento spazio-temporale, che si viene a creare. Tuttavia nonostante l’interessante idea di fondo: il simbolismo pagano come chiave di volta nella ricerca di un tesoro alchemico, il risultato non è all’altezza delle aspettative; c’è decisamente troppa carne al fuoco: tra cocktail storici improbabili, Dante, gli Egizi, il mondo alchemico, drammi interiori da risolvere e magie varie, rebus cultural-archeologici e labirinti, porte segrete e tesori nascosti. La storia è affollata, troppi i temi, che si mescolano e sovrappongono, finendo col confondere lo spettatore. Al netto di ciò e quindi di sbavature nella trama e sbandate nella sceneggiatura, il film è comunque godibile. Suo punto di forza è l’ambientazione singolare e assolutamente inedita. Altra nota positiva è l’effetto ansiogeno che produce. I cunicoli strettissimi lastricati di ossa umane, i soffitti bassi e la mancanza di fonti di luce, contribuiscono a far salire il “climax”. La recitazione dei protagonisti è discreta. Lodevole anche l’assenza di scene particolarmente cruente, appannaggio della tensione psicologica.
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