Trama
Ad Amami, isola del Giappone subtropicale, le tradizioni collegate alla natura sono rimaste inalterate e, come ogni anno, nel mese di agosto si celebrano le danze della luna piena quando il quattordicenne Ten scopre un cadavere che galleggia in mare. La fidanzata Kyoko tenterà di aiutarlo a svelare cosa vi sia dietro al misterioso e macabro ritrovamento e i due impareranno insieme a crescere, sperimentando i cicli intrecciati di vita, morte e amore.
Approfondimento
STILL THE WATER: LA FORZA DELLA NATURA PER UN'OPERA PERSONALISSIMA
Scritto e diretto da Naomi Kawase, Still the Water racconta la storia di Kaito e Kuoko, due giovani che vivono sull'amena sola di Amami a stretto contatto con la natura, chiamati a risolvere l'enigma legato al corpo di un uomo ritrovato nel fiume e a divenire adulti confrontandosi con i cicli della vita, della morte e dell'amore. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2014, Still the Water è così descritto dalla cineasta giapponese: «L'anno scorso, la mia cara madre adottiva, colei che mi ha cresciuto al posto dei miei genitori naturali e a cui ho dedicato il documentario Trace, è morta. La morte porta a coloro che restano solitudine e ansia. Ma la solitudine ci insegna anche la tenerezza e ci permette di comprendere meglio il pregiudizio degli altri, riscaldandoci il cuore. Più la solitudine è profonda, più la tenerezza è grande.
Le regole dell'universo, però, trascendono le nostre solitudini. Così, nonostante la mia madre adottiva è morta, il sole continua a sorgere ancora e la luna a mostrarsi piena. Questa è la grandezza, l'imponenza della natura che ho voluto esprimere in Still the Water.
Da qualche anno, ho appreso anche i miei antenati erano originari di Amami, un'isola dal clima subtropicale tra Kyushu e Okinawa. è stato durante un viaggio con le mie due madri che mia nonna mi ha fatto tale rivelazione: il sangue che scorre nelle mie vene ha dunque le sue origini nell'isola. Durante il viaggio, osservando le mie due madri e mia nonna lavarsi la schiena a vicenda, ho provato un sentimento a me sconosciuto: il legame con le mie origini, divenuto in breve qualcosa che mi porterò in eterno dietro. Nel 2008 ho visitato per la prima volta l'isola di Amami e ho visto il paese dei miei avi. Il mio cuore ha fatto dei salti nell'immaginare come potevano vivere lì. Sono arrivata nelle loro terre e ne ho seguito le orme fino al loro villaggio, distante circa dieci minuti dall'aeroporto. Il giorno dopo, mi sono alzata prima dell'alba e ho assistito allo spettacolo della natura: il rumore delle onde, la luce blu del mattino e la luna ancora in cielo. Qualcosa deve avermi necessariamente colpita e guidata fin qui, se poi quattro anni dopo ho iniziato a prepare un film da girare ad Amami.
Gli abitanti dell'isola venerano la natura di Amami come un dio. Dicono che al di là del mare si trovi un paese chiamato Neriyakanaya, simbolo e fonte di abbondanza e luogo dove secondo la tradizione vanno le anime dopo la morte per trascorrere probabilmente momenti piacevoli, cullati dalle onde. L'immagine che si ha di Amami è spesso ricondotta al colore blu del mare che circonda l'isola ma, secondo me, è il verde ad essere preminente con le sue numerose montagne e foreste.
Gli abitanti di Amami credono inoltre che un dio abiti ogni albero, pietra e pianta. Pensano di essere protetti dagli elementi della natura con cui vivono in armonia. Quando partecipano al funerale di una persona cara, invece di piangere, si sentono sollevati: la morte per loro non è altro che una separazione temporanea lungo il flusso del tempo. E l'anima che va via continuerà a vivere felice e sorridente a Neriyakanaya.
Ad Amami, il confine tra vita e morte rimane poco chiaro e vincolato agli dèi della natura, dèi silenziosi che possono facilmente essere eliminati in nome dello "sviluppo", lasciando alle generazioni future il peso di conseguenze dolorose. Ed è intorno al tema dell'assassino degli dèi che ho costruito la spina dorsale di Still the Water. Vorrei che chiunque si rendesse conto che gli uomini non sono al centro di ogni cosa ma fanno parte del ciclo della natura, un immenso ciclo fatto di essenza divina. La nostra anima è complessa, vaga e imprevedibile. Spero che il mio film aiuti a vedere aumentare la saggezza dell'uomo in un contatto con il dio che chiamiamo natura: Still the Water può arricchire la sua anima».
Note
Tutto semplice, elementare, di un simbolismo stucchevole, forse. Ma la macchina da presa gira come se tutto stesse accadendo in quel momento. Come se anch’essa, sempre inerme e sorpresa, dovesse trovare un equilibrio. Un cinema fragile, che cerca la forma, l’esperienza e la grazia, del dubbio. E che ci sembra giusto difendere.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Tornano anche qui i temi cardine del cinema della regista che potremmo definire della perdita e della ricerca: il rapporto simbiotico fra gli uomini e la natura, lo stretto legame fra la vita e la morte, amplificati dal luogo scelto per la loro rappresentazione, il microcosmo di un'isola fuori da ogni più logorante contaminazione commerciale.
commento di (spopola) 1726792