Regia di Sam Taylor-Johnson vedi scheda film
Una copia è una copia è una copia, ma nell’operazione l’inchiostro si consuma e il foglio resta bianco, al massimo grigio. Se la Twilight saga di Stephenie Meyer era in partenza una fan fiction mascherata (ne esistono anche di buone, intendiamoci, ma non è questo il caso), le Cinquanta sfumature di EL James sono una fan fiction dichiarata (di Twilight, appunto), rivelatasi inaspettatamente uno spropositato successo di vendite. E se l’adattamento cinematografico di Twilight (come quelli di altri fenomeni young adult) è prolungamento del franchise su altro medium e di conseguenza non può discostarsi troppo dalla pagina scritta, lo stesso tocca al film di Sam Taylor-Johnson, con l’inghippo di un contenuto che - almeno in teoria - scotta e che difficilmente si sposa a una platea generalista: l’educazione sessuale di una studentessa impacciata e vergine a opera di un multimiliardario tenebroso che lo fa solo sadomaso. La situazione (più Harmony che erotica), già nella fonte di partenza, non si evolve granché: vorrei, non vorrei, ma se vuoi, le frustate sì, le cinghiate no, una sculacciata in cambio di una cena fuori, l’infinita disquisizione dei termini di un contratto capace di soffocare pure i più accesi bollori. Contesto patinatissimo, interpreti spaesati, sesso (meccanico) quanto basta a non farsi vietare anche ai minori di 18, e la morale pruriginosa ma rassicurante della crocerossina che redime la bestia. Sfumature zero, e di un grigio stinto.
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