Regia di Alexandre Astier, Louis Clichy vedi scheda film
35 albi sontuosamente disegnati, 24 dei quali realizzati dai creatori Goscinny (testi) e Uderzo (disegni), gli altri 9 dal solo Uderzo dopo la morte del socio. 335 milioni di copie vendute in tutto il mondo, 13 mila tonnellate di fumetti pari al peso di circa 13 milioni di cinghiali. Si legge così nella storia di Asterix, l’eroe gallico accompagnato dal portatore di menhir dalle treccine rosse Obelix insieme al cagnolino ecologista Idefix. Lo sceneggiatore Alexandre Astier e l’animatore Patrick Delage convincono Uderzo a produrre un film in animazione 3D. Scelgono la diciassettesima avventura, Il regno degli dei, in verità non tra le migliori (vogliamo Ocatarinetabelasciscix e la Corsica!!!) ma la preferita da Astier, che coinvolge in cabina di regia un esperto già dipendente Pixar, Louis Clichy. Asterix e Il regno degli dei è una bella sorpresa. L’animazione 3D ha sempre un che di algido, questo sì, ma la scrittura brillante, fedele al testo di Goscinny, e una regia ultradinamica compensano assicurando il giusto divertimento. Anche il doppiaggio, per una volta, giova, per via dell’accento romanesco dei romani (e qui sono tanti) decisamente irriproducibile nell’originale francese. Gli autori strizzano l’occhio ai film d’animazione contemporanei (Ordinalfabetix, per dire, usa i pesci come fosse in Kung Fu Panda) anche per sintonizzarsi con il pubblico più giovane, ma il prodotto è fieramente tradizionale e gallico, come i suoi protagonisti.
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