Alberto Manzi decide di fare il maestro a vent'anni, durante i giorni della ricostruzione del secondo dopoguerra. Senza raccomandazioni, non riesce però ad avere alcuna cattedra ad eccezione di quella del carcere minorile romano Aristide Gabelli. Dopo aver insegnato a leggere e a scrivere a un centinaio di allievi, viene trasferito in una scuola normale, che sin da subito gli sembra arretrata, demotivata e inadeguata. Nel frattempo, la Rai, la televisione italiana, inizia le sue prime trasmissioni e, oltre ad intrattenere, deve anche educare tutta quella massa di adulti che sa a malapena scrivere il proprio nome. Sottoponendosi a un provino per una trasmissione di lezioni televisive, Alberto si ritroverà a fare il maestro in tv, alfabetizzando il pubblico.
Lo stile è quello della fiction televisiva, con la consueta vagonata di buoni sentimenti, eppure come non commuoversi e ammirare la figura di questo grande uomo?
Buon film (valutato col metro dei Film-TV, come penso sia giusto), un bel tuffo nel passato per chi come me è nato negli anni ‘50, e quella trasmissione se la ricorda benissimo. A tratti un po' didascalico, ma del resto non tratta di scuola...?
Campiotti dirige regalandoci moltissimi momenti commoventi e raccontando senza enfasi l’ottusità delle istituzioni (quella carceraria, quella scolastica, quella televisiva), sfidate a testa alta da un genio della pedagogia: il maestro che tutti vorremmo avere avuto, interpretato con intensità e perfetta immedesimazione da Claudio Santamaria.
La mitica figura di Alberto Manzi giganteggia nonostante la solita sceneggiatura puerile e la recitazione imbarazzante nel consueto stile di mamma RAI.
Sarà che con Non è mai troppo tardi la RAI ha voluto celebrare una delle trasmissioni di maggior successo della propria storia, una di quelle diventate leggendarie (basterebbe pensare che il suo format venne esportato in 72 Paesi e la trasmissione andò avanti per 8 anni, dal 1960 al 1968), fatto sta che stavolta siamo a un altro livello rispetto ai film TV che in genere ci… leggi tutto
La storia di Alberto Manzi, giovane maestro elementare che nel secondo dopoguerra comincia a lavorare in un carcere minorile, per poi vincere un provino della Rai e contribuire a farne la storia con una trasmissione indimenticabile quale Non è mai troppo tardi.
Di sicuro con il passare degli anni il maestro Manzi è diventato una figura quasi leggendaria, sia per il personaggio… leggi tutto
La storia di Alberto Manzi, giovane maestro elementare che nel secondo dopoguerra comincia a lavorare in un carcere minorile, per poi vincere un provino della Rai e contribuire a farne la storia con una trasmissione indimenticabile quale Non è mai troppo tardi.
Di sicuro con il passare degli anni il maestro Manzi è diventato una figura quasi leggendaria, sia per il personaggio…
Sarà che con Non è mai troppo tardi la RAI ha voluto celebrare una delle trasmissioni di maggior successo della propria storia, una di quelle diventate leggendarie (basterebbe pensare che il suo format venne esportato in 72 Paesi e la trasmissione andò avanti per 8 anni, dal 1960 al 1968), fatto sta che stavolta siamo a un altro livello rispetto ai film TV che in genere ci…
Si'vabbe',passi per il discorso di ricordo di questo Maestro che fece istruire tramite la Rai Tv tutta l'Italia negli anni 60' ca. ma per il resto mi chiedo : "Perche' spendere soldi nel fare un tipo di Fiction,per fortuna in sole 2 Puntate,per ricordare una figura importante,magari non del tutto nota ai piu' ??!!" Ah.forse per farcela conoscere meglio o cos' altro ??!! voto.4.
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Commenti (4) vedi tutti
Lo stile è quello della fiction televisiva, con la consueta vagonata di buoni sentimenti, eppure come non commuoversi e ammirare la figura di questo grande uomo?
commento di Artemisia1593Buon film (valutato col metro dei Film-TV, come penso sia giusto), un bel tuffo nel passato per chi come me è nato negli anni ‘50, e quella trasmissione se la ricorda benissimo. A tratti un po' didascalico, ma del resto non tratta di scuola...?
commento di paoscaCampiotti dirige regalandoci moltissimi momenti commoventi e raccontando senza enfasi l’ottusità delle istituzioni (quella carceraria, quella scolastica, quella televisiva), sfidate a testa alta da un genio della pedagogia: il maestro che tutti vorremmo avere avuto, interpretato con intensità e perfetta immedesimazione da Claudio Santamaria.
leggi la recensione completa di barabbovichLa mitica figura di Alberto Manzi giganteggia nonostante la solita sceneggiatura puerile e la recitazione imbarazzante nel consueto stile di mamma RAI.
commento di IlNinja