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The Circle

Regia di Stefan Haupt vedi scheda film

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La recensione su The Circle

di OGM
8 stelle

Avrebbero potuto essere persone qualunque. Protagoniste di una vicenda qualunque. Se solo il loro amore fosse rimasto nascosto. O fosse anche solo stato considerato normale. A volte la libertà non basta a salvare il sentimento dall’insulto della Storia. Il pericolo spesso è invisibile, non ufficiale, perché cova nell’animo delle persone. Succede anche nelle società più aperte, apparentemente più sane. La Svizzera degli anni cinquanta non aveva – così sembra – problemi con l’omosessualità. Der Kreis era il nome di un circolo e di un periodico zurighesi, intorno a cui ruotava una comunità gay dedita a varie attività culturali e ricreative. Tutto era tranquillo, a parte, si intende, il diffuso pregiudizio che rodeva gli animi, nel silenzio di un milieu  borghese in preda alla solita, irrazionale paura della diversità. La stessa paura che non perde occasione per far scoppiare il caso, per utilizzare un banale fatto di cronaca come pretesto per scatenare il terrore, gridare al mostro, riprendersi i propri spazi e le proprie vacue sicurezze invocando questioni di ordine pubblico. Il documentario di Stefan Haupt ripercorre gli eventi che hanno segnato la lunga relazione tra due uomini, un professore di lettere ed un cantante del varietà: un legame nato per caso e coltivato con semplicità, che ha saputo resistere ai tumulti dell’incomprensione e del senso dello scandalo. Hanno dovuto tacere, hanno rischiato di essere divisi, ma non hanno smesso di amarsi. Hanno portato avanti la loro passione con la stessa tenacia con cui Ernst ha continuato a scrivere poesie ed insegnare Camus, e che ha mantenuto Robert fedele alla sua incantevole immagine di grazia femminea e delicato splendore. Arte e glamour: i due volti della bellezza, interiore ed esteriore, si sono incontrati nel solco di una ordinaria utopia: quella di poter essere se stessi, l’uno per l’altro, con il solo desiderio di stare insieme, senza bisogno di ricorrere a rivendicazioni politiche o a proclami ideologici. Questo tipo di scelta appartiene unicamente alla vita personale, e può diventare un elemento destabilizzante solo a fronte della fragilità morale di un  ambiente troppo abituato a puntare il dito contro il presunto male, e per nulla incline a riflettere sul possibile bene. Ernst e Robert si sono trovati. Il mondo, intorno a loro, non ha invece mai nemmeno provato a mettersi in cerca,  per scoprire le ragioni che sfidano le consuetudini ed indicano nuove strade. L’alternativa viene bandita dal pensiero, e braccata, all’occorrenza, perfino nella sua intimità. Questo film inquadra, sullo sfondo di una love story consumata in sordina, la repressione istituzionale come la moderna versione della caccia alle streghe: una modalità di persecuzione che alla spettacolarità dei roghi preferisce l’asettica e riservata pratica dei divieti e della censura. Un potere che agisce per via burocratica, in forma scritta, facendosi civilmente scudo con motivi di opportunità. Il nemico - immateriale come le ossessioni mentali – si presenta fra le righe delle ordinanze, nei sottintesi degli articoli dei giornali. Lo si vede per intero,  percependolo come una presenza concreta e reale,  se ci si limita a leggere ( le raccomandazioni per le letture scolastiche, per le illustrazioni delle riviste). Vivendo, subendo e combattendo ci si rende invece conto che, in realtà, è poco più che un fantasma, aggressivo ed ottuso, ma destinato ad essere sconfitto dalla forza del tempo, dalla labilità della notte, dall’inevitabile ritorno della luce.

 

 

Quest’opera ha concorso, come rappresentante svizzero, al premio Oscar 2015 per il miglior film straniero. 

 

scena

The Circle (2014): scena

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