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The Circle

Regia di Stefan Haupt vedi scheda film

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La recensione su The Circle

di EightAndHalf
5 stelle

Stefan Haupt è un piccolo regista della Svizzera degli Anni Duemila, piccolo perché non interessato, almeno in Der Kreis, a mostrare qualcosa che sia - esteticamente almeno - diverso, originale, vibrante. E Der Kreis è un film altrettanto piccolo; presentato in Berlinale, e mostrato in varie anteprime negli ultimi mesi, trattasi di un documentario (che sfiora la docu-fiction) incentrato sulla storia della coppia di gay che per prima si sposò nella storia della Svizzera. Alternando facili concessioni alla tenerezza e facilissimi appigli all'indignazione dello spettatore, Stefan Haupt cerca con tutto sé stesso di infondere profondità al suo lavoro, e tale è lo sforzo che il film appare quasi sincero. Indubbia è la capacità del regista svizzero di gestire narrativamente (un po' meno figurativamente) lo scambio continuo fra interviste documentaristiche e ricostruzione filmica dell'epoca di cui si racconta, quella che vide la diffusione e il fallimento di una rivista, proprio Der Kreis (Il Circolo), di stampo esplicitamente omosessuale. E indubbia è la simpatia che si può arrivare a provare per i personaggi, senza negare anche la possibilità del potersi appassionare alla storia raccontata. 

 

Matthias Hungerbühler, Sven Schelker

The Circle (2014): Matthias Hungerbühler, Sven Schelker

 

Ma i limiti che il film presenta, col prosieguo dei minuti, si fanno fin troppo evidenti. Der Kreis non sembra dare inizio a un discorso davvero interessante sulla minoranza gay della Zurigo degli Anni Cinquanta, non genera effettivamente una riflessione problematica sull'anonimato di molti esseri umani la cui libertà veniva stroncata soprattutto dal buonismo sociale, men che meno si propone di lanciare ammiccamenti riguardo al tessuto potenzialmente cortocircuitale su cui si basa: l'alternanza, si è già detto, di momenti documentaristici, veri, in cui i due uomini parlano da anziani guardando una cinepresa muta, e di momenti fittizi, nei quali la loro storia prende forma davanti ai nostri occhi, con ricostruzioni d'epoca che fanno il loro lavoro ma non osano nemmeno poi tanto. Il ricatto della storia vera è sempre lì a dimezzare l'entusiasmo per una narrazione fluida e avvincente; vincerebbero decisamente la confezione e l'interpretazione degli attori (neanche però così perfetta), ma l'utilità del film ( che non sia quella di soddisfare una curiosità) finisce davvero per scemare non appena Haupt dimostra di non capire che strada ha deciso di intraprendere. Gli inframmezzi fittizi del film aspirano ad essere classici, tradizionalisti, almeno dal punto di vista visivo, e tentano la strada dello spettacolo intimista e dell'affettività che si può provare per i protagonisti; i momenti delle interviste, invece, in qualche modo azzoppano ciò che la finzione scenica lentamente costruisce, e la sensazione che ne viene fuori è non tanto di straniamento (il film scorre veloce e indolore, quasi scivola via, il che non è mai neanche un bene), quanto di insoddisfazione nuda e cruda, come di fronte a qualcosa che avrebbe potuto essere e non è stato.

 

Matthias Hungerbühler, Sven Schelker

The Circle (2014): Matthias Hungerbühler, Sven Schelker

 

Der Kreis è un film barbosamente illustrativo. Barboso in sé no, ma noiosamente superfluo al solo ripensarci. E' un film che dimostra che non basta la realtà di un fatto per renderlo di per sé interessante, e anche che l'idea di trattare quel dato fatto dovrebbe far derivare un giudizio critico, uno sguardo, che non faccia appello al semplice qualunquismo raccatta-consensi. Tanto si declama della rivista The Circle, nel film, e della censura che subì, ma mai che se ne comprenda davvero il contenuto perché chi eventualmente la sconoscesse prima del film; della cultura underground omosessuale poco si dice e si affronta, distratto com'è l'autore a incentrarsi su fatterelli di poco conto, infatuazioni e innamoramenti appassionanti e problematiche strasentite sul segreto che in molti dovevano tenere sulla propria identità sessuale; per non parlare poi del personaggio del preside, che tradisce moglie e figli facendoli soffrire notevolmente, e che nonostante questo viene visto come povera vittima di un sistema. C'è potentissimo manicheismo, in Der Kreis, il che dimostra che ciò che almeno poteva essere semplicemente illustrativo diventa ovvio, scontato, risaputo. Non c'è punto di vista, non c'è analisi storica, viene tutto sacrificato per la leggerezza del messaggio - quale messaggio, poi?, il solito proclama intoccabile sulla libertà di vivere come meglio si crede? Non sarà certo Der Kreis ad averci fatto avvertire questa necessità come impellente, ieri come oggi -, una buona intenzione e un buon argomento gettati alle ortiche. 

 

Marianne Sägebrecht

The Circle (2014): Marianne Sägebrecht

 

Non tutto è da buttare, com'è ovvio: come si fa a bocciare la funzionalità cronachistica di un film che informa come Der Kreis? L'unico dubbio che sovviene è sulla seguente, se valesse o meno la pena destinare un soggetto così interessante a uno sguardo così anonimo. Nel dubbio tutt'altro che funzionale, si alimentano sempre di più le riserve, nei confronti di un'opera poco formata e poco formante, un tema alto che diviene storiella, aneddoto, sottotesto paratelevisivo. Insomma, un corpo difforme castrato dal suo evidente entusiasmo di raccontare, raccontare, raccontare.

 

locandina

The Circle (2014): locandina

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