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L'uomo per bene - Le lettere segrete di Heinrich Himmler

Regia di Vanessa Lapa vedi scheda film

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La recensione su L'uomo per bene - Le lettere segrete di Heinrich Himmler

di gaiart
9 stelle

 

The Decent One

 

L’uomo per bene, Le lettere segrete di Heinrich Himmler

 

 

 

“Nella vita, un uomo deve essere per bene, coraggioso e di buon cuore.”

Heinrich Himmler, 1941, in una lettera alla figlia

 

8 anni di lavoro, un team di 50 fra studiosi, storici, ricercatori, psichiatri, 151 fonti, 53 archivi in 13 diversi paesi del mondo, dal BundesFilmArchiv Berlino, al National Archive Maryland, passando per lo Steven Spielberg Film and Video Archive presso l’USHMM Washington, hanno consentito di creare, assemblare reperti[1] di film inediti, fotografie e lettere originali, materiale restaurato, sonorizzato e montato, sfociato nel pluripremiato, raggelante film The Decent One.

 

The Decent One, in italiano: L’uomo per bene, Le lettere segrete di Heinrich Himmler, è un film di Vanessa Lapa. Presentato in anteprima al Teatro Franco Parenti a Milano, direttamente della sofisticata regista israeliana, il film è distribuito da Feltrinelli e Nexo Digital e sarà in uscita il 27 e 28 gennaio in concomitanza della giornata della memoria.

 

 

L’infausto viaggio nella mente dell’uomo del male: Heinrich Himmler, come comandante delle SS e braccio destro di Hitler, è assimilabile a quello verso la banalità del male di Hannah Arendt del 2014.

La pellicola si tuffa nella mente scissa di un uomo il cui bene privato, familiare, di padre amorevole, marito modello, e amante premuroso, non è lo stesso all’esterno verso la diversità, il bene pubblico, eliminando l’esistenza di comunisti, testimoni di Geova, omosessuali, dissidenti, Rom e milioni di ebrei, a cui egli ha contribuito a togliere la vita.

Lo spettatore assorbe così lo stesso disagio di Himmler quello di essere combattuto tra due poli: il coinvolgimento emotivo dettato dagli scritti intimi dei personaggi da un lato e le orribili atrocità commesse per loro ordine dall’altro.

 

Ma come vedeva se stesso e com’era visto in privato – dalla moglie Margarete, dalla figlia Gudrun e dall’amante Hedwig? Com’è accaduto che un uomo, un cattolico-nazionalista della classe media, potesse diventare il braccio destro di Hitler? Da dove nasce questa ideologia? Com’è stato possibile che l’uomo che tanto elogiava le cosiddette virtù tedesche, come l’ordine, la decenza e la bontà, diventasse uno sterminatore di massa agli occhi del mondo?

 

Cercando proprio di rispondere a queste domande il film è grandioso, potente, illuminante. Costruito su diversi piani, come scatole cinesi, esso è complesso, avvincente e utile. Spesso le immagini non corrispondono al sonoro, illustrando cose opposte a quelle narrate, perpetrando così e dando vita per immagini, alla stessa scissione dell’”uomo” Himmler, se ancora così si può definirlo.

 

Si coglie nella pellicola una mente contorta, profonda, frustata, alimentata da diari ossessivi e letture deviate. Una mente, già da piccola, allenata a registrare le disfatte della Germania, nella guerra precedente e, al tempo stesso, a covare un senso di revanchismo radicatissimo, unito a un nazionalismo pericoloso, ben presente fin dai primi anni di scuola. “Il senso della guerra” ecco, cosa nutre questo assurdo bambino, quello che nessuna madre avrebbe MAI voluto partorire.

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] I documenti, diari e fotografie, ritrovate dai soldati dell’armata americana che a Gmund occuparono la casa di famiglia del comandante delle SS, il 6 maggio del 1945, sono stati ritrovati in un mercato delle pulci e ricomprati dal padre della regista.

 

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