Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Come documentario sul tema ancora scottante dell'omosessualità è ben realizzato e ricco di momenti intensi, che suscitano un'adeguata riflessione dello spettatore sull'ingiustizia dell'emarginazione e l'assurdità della repressione violenta, in un'Italia sessuofobica del passato che purtroppo ha finito per tramandare pregiudizi ed ipocrisia anche a quella a noi contemporanea (basta vedere le esternazioni deliranti di alti prelati a cui i nostri politici sono sempre pronti a genuflettersi). Tuttavia, dal punto di vista formale e stilistico mi sembra leggermente meno interessante rispetto alla media di Gianni Amelio, poiché il film si compone essenzialmente di una serie di interviste e testimonianze allineate le une alle altre, con qualche filmato di raccordo preso dagli archivi televisivi o da cinegiornali d'epoca. E' utile ed istruttivo, con un'indubbia partecipazione emotiva ed autobiografica da parte di Amelio. Tra gli intervistati Paolo Poli e Ninetto Davoli, che rievoca il suo primo incontro con Pasolini anche se, prevedibilmente, non entra mai nel dettaglio della sua relazione intima con il grande poeta e regista. Amelio è un regista che già tante volte ha dato prova di sensibilità ed intelligenza; qui si confronta con il dolore e la difficoltà di vivere in una società che vorrebbe tutti omologati (tanto che il suo "coming out" il regista lo ha fatto solo in età piuttosto avanzata). Un altro tassello di un'opera filmica fra le più preziose del nostro cinema recente.
Voto 7/10
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