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Felice chi è diverso

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Felice chi è diverso

di barabbovich
7 stelle

Era dal 1978, anno in cui diresse La morte al lavoro, che Gianni Amelio non firmava un documentario, il suo terzo (il primo fu La fine del gioco). E non avrebbe potuto siglare meglio questo ritorno dopo il passo falso de L'intrepido, raccogliendo le testimonianze di omosessuali, tutti molto avanti con gli anni (l'unica eccezione è il ragazzo filmato in coda al film), che ricordano la dolorosa repressione dei tempi del Fascismo e del Dopoguerra, scoperchiano l'ipocrisia dilagante negli ambienti democristiani dell'epoca (gli stessi che misero alla gogna il ministro Sullo, costringendolo al matrimonio coatto), raccontano i rapporti con madri e padri, i percorsi talora sghembi di accettazione della propria condizione di "diversi". Se le interviste, quasi sempre realizzate nel più assoluto rispetto dei testimoni, a macchina da presa ferma e senza alcuna voce fuori campo, sono raccolte con criterio mirabile e punte di estremo interesse (come quando si parla della cementificazione del linguaggio operata dalla parola gay, che da sola faceva piazza pulita delle differenze nella differenza tra i vari femminiello, ricchione, per non dire di termini come invertito, capovolto o anfibio), lasciano di stucco i materiali d'epoca. Cinegiornali e mezzi a stampa esprimevano un'incessante turlupinatura all'insegna di una scorrettezza politica che non risparmiò neppure Pasolini. Quella stessa scorrettezza che non ebbe alcuna remora nemmeno con l'attore-simbolo della Gran Bretagna, John Gielgud, incarcerato per la sua omosessualità. Dopo, a dare la croce sulle spalle degli omosessuali, sarebbe arrivato l'AIDS. Oggi per fortuna qualcosa è cambiato e il fatto questa sorta di meritevolissima contro storia dell'omosessualità sia riuscita a circolare, seppure in maniera semi-carbonara, ne è in parte la prova. Anche se a prezzo di un appiattimento sull'omologazione, come suggerisce il verso di Sandro Penna che dà il titolo al film: "Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune".

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