Regia di Claude Mulot vedi scheda film
Un castello, un nobile pittore e la moglie sfigurata, in attesa di un medico senz'etica e un bel volto di donna da trapiantare. Leggero film francese, modesto (nonché dimenticabile) dramma che ruota attorno alle grazie femminili delle predestinate vittime.
Di nobile casata, il rinomato pittore Frédéric Lansac (Philippe Lemaire) trova l'amore nella nuova modella Anna (Anny Duperey) che conduce prontamente al suo castello e decide di prendere in sposa. Durante un ricevimento, una ex amante di Frédéric, per gelosia, la induce accidentalmente a restare sfigurata tra le fiamme di un fuoco improvvisato all'esterno del castello. Dopo che Anna causa la morte di Agnese, l'infermiera con la quale Frédéric sta instaurando una nuova relazione, con il supporto della inquietante servitù (due nani malformati) il barone si rivolge a Römer (Howard Vernon), botanico ed ex medico radiato poiché coinvolto in illecite operazioni facciali, eseguite su criminali intenzionati a cambiare identità: quest'ultimo può compiere l'operazione su Anna a patto di avere un donatore (ovviamente non volontario) vivo. Frattanto, sotto mentite spoglie, al castello arriva la sorella di Agnese, insospettita dalla scomparsa...
Claude Mulot scrive e dirige un confuso lavoro che oscilla insicuro tra dramma ed horror senza mai scegliere una strada certa. Principalmente a causa di una sceneggiatura talvolta ridicola, che tratteggia psicologie elementari e non plausibili, affiancate a snodi narrativi irrealistici (si pensi a come velocemente il barone risolve il decesso della nuova amante Agnese e soprattutto a come la scomparsa delle ragazze nel castello non sia causa di indagine). Ad un primo tempo noioso e suddiviso (perché poi?) in tre momenti (passato, presente e futuro) fa seguito una seconda parte leggermente più movimentata, da quando al castello arriva la sorella di Agnese e finisce al centro delle attenzioni del barone. Si nota, e questa pare essere la vera motivazione della produzione, uno spiccato lato erotico garantito da presenza di nudi femminili (peraltro di ragazze notevolmente graziose) con dettagli abbondanti di seni e capezzoli. Decisamente insistita e quasi estrema per l'epoca (siamo nel 1970) la sequenza da porno fumetto stile Terror, con i due nani che abusano (concludendo brutalmente nel sangue) di una giovane fuggitiva. Nel complesso sembra di assistere ad un Blood delirium (Sergio Bergonzelli, 1988) ante litteram, senonché qua gli attori sanno recitare. Peccato che il testo, proprio, non c'è. È senz'altro da citare, a favore di questo Tre gocce di sangue per una rosa, per quanto suggestiva, la soggettiva di Anna dopo essere rimasta ustionata, ovvero la visione con immagini periferiche al campo visivo sfocate.
Curiosità
Il tema del trapianto dei tessuti facciali era già stato brillantemente trattato da Georges Franju nella pietra miliare del terrore Occhi senza volto (1960) al quale qualche anno più tardi farà riferimento anche Jess Franco, arrivando a farne un tema portante della sua filmografia (dal principale Il diabolico dottor Satana realizzato nel 1963 al tardivo I violentatori della notte del 1988). Nel film di Claude Mulot, però, l'operazione è solo di concetto in quanto trattata platonicamente, ovvero il professor Römer (Howard Vernon) non arriverà mai a compiere l'intervento su Anna.
Distribuito in Dvd dalla Sinister che ne offre una edizione decisamente scarsa, ovvero con buona qualità video (1.85:1) ma con la traccia audio italiana ovattata ed extra raso zero, eccezion fatta per una inutile galleria fotografica. Durata della versione: 1h30m20s.
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