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Rose rosse per il demonio

Regia di Peter Sykes vedi scheda film

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La recensione su Rose rosse per il demonio

di undying
5 stelle

Tardiva produzione Hammer orientata su un argomento attuale nei primi anni '70: non più mostri, vampiri o ambientazioni gotiche, ma "demoni della mente". Ben più pericolosi nelle intenzioni, molto meno efficaci nel risultato. Una spruzzatina di sex & violence, assai rara e non nelle corde della casa, rende il film modicamente più interessante.

 

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Il barone Friederick Zorn (Robert Hardy) vive isolato nella sua tenuta, ossessionato da una malattia ereditaria che induce alla pazzia e all'incesto per trasmissione genetica. Ha segregato la figlia Elizabeth (Gillian Hills), imponendole salassi ripetuti per indebolirla e tenerla lontano dal fratello Emil (Shane Briant). L'arrivo del Doctor Falkenberg (Patrick Magee) è accettato con estrema speranza da Zorn. Radiato dall'ordine dei medici per le sue teorie non convenzionali sul mesmerismo, Falkenberg tenta di curare i figli del barone il quale, nel frattempo, con il supporto del fedele Klaus (Kenneth J. Warren) coinvolge giovani donne in recite dall'esito tragico, nel tentativo di distogliere l'attenzione di Emil dalla sorella. La mano omicida che compie delitti, vittime giovani ragazze del posto, allarmando la popolazione è infatti proprio quella di Emil.

 

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Rose rosse per il demonio: Gillian Hills

 

Tentativo della Hammer di abbandonare i temi gotici e horror in favore di una storia più "realistica", in parte ispirata dai gialli di Hitchcock (con Psyco ovviamente primo punto di riferimento). La sceneggiatura, opera di Christopher Wicking e basata su un soggetto originale di Frank Godwin, viene elaborata in regia da Peter Sykes (al secondo lungometraggio dopo il mediocre L'altro corpo di Anny), un regista poco ispirato e giustamente, dopo il pessimo La casa degli orrori nel parco (1973), rimasto poi coinvolto solo in opere destinate al piccolo schermo. Nonostante lo stile classico di casa Hammer, con una storia sempre in costume e ambientata al passato (a cavallo tra XVIII° e XIX° secolo, considerate le teorie emergenti sul mesmerismo) e scenografie accuratamente elaborate, il tema sembra però essere di ripiego, sviluppato con l'insolito, per la casa, tentativo commerciale di offrire qualche scena di nudo e un paio di delitti graficamente più espliciti [1].

 

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Rose rosse per il demonio: Gillian Hills e Shane Briant

 

Piuttosto lento e penalizzato dalla statica direzione di Sykes, Rose rosse per il demonio [2] può comunque contare su alcune presenze femminili particolarmente affascinanti e sulla (modesta in verità) interpretazione di Patrick Magee, sorta di Franz Anton Mesmer ante litteram. Il film è circolato anche in home video in una versione vhs da edicola, nella "Rassegna del cinema horror" a cura della Hobby & Work, come I demoni della mente, titolo più fedele a quello originale (Demons of the mind). Recentemente distribuito in dvd dalla Sinister, resta però - nelle edizioni italiane finora disponibili - vergognosamente censurato di circa 4 minuti, rendendolo così del tutto privo di quei pochi contenuti che danno un senso a un film altrimenti irrisolto e piuttosto inutile. Onore invece ad Amazon Prime Video, che lo propone in streaming rigorosamente uncut. 

 

NOTE

 

[1] Scene sex & violence del tutto gratuite e in genere tagliate nelle versioni circolanti: durante i salassi praticati ad Elizabeth (Gillian Hills) traspare a più riprese un capezzolo, mentre nella vestizione di Virginia Wetherell - deputata come protagonista a una recita dall'esito tragico - si assiste a un insolito nudo integrale; il linciaggio del barone, è enfatizzato con dovizia di particolare dall'amputazione di una mano.

 

[2] Il titolo italiano, meno pertinente dell'originale (Demons of the mind), deriva dal fatto che il killer lascia abitualmente petali di rosa sui corpi delle vittime.

 

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Manifesto italiano che impropriamente attribuisce ad Edgar Allan Poe la paternità del soggetto 

 

"La psicoanalisi ci ha dimostrato che la prima scelta sessuale del fanciullo è incestuosa, poiché si riferisce ad un oggetto interdetto (alla madre od alla sorella) e ci ha mostrato attraverso quali vie l'adulto si libera dalla seduzione che su di lui l'incesto opera. Il nevrotico, al contrario, ci mostra con regolarità un aspetto dell'infantilismo psichico, dal momento che, o non ha saputo liberarsi dai legami che legavano la sua psicosessualità all'infanzia (arresto dello sviluppo), oppure ad essi è ritornato (regressione)."

(Sigmund Freud)

 

Trailer 

 

F.P. 30/11/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 89'16")

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