Regia di Johannes Holzhausen vedi scheda film
Dopo il capolavoro di Frederic Wiseman, National Gallery, sguardo intimo e intenso su uno dei più famosi musei d'arte al mondo, e cinematograficamente uno dei gioielli dell'ultima Quinzaine del 2014, anno davvero colmo di film fondamentali per quella che è la più innovativa rassegna del Festival di Cannes, dopo il 3D dei Musei Vaticani, ecco che un altro celebre tempio dell'arte decide di aprire le sue porte e mostrarsi nella sua quotidiana intimità organizzativa e pratica: in LE GRAND MUSEE (da noi “Vienna – Il grande museo”) entriamo dentro il Museo della storia dell'arte di Vienna, conosciuto in loco come Kunsthistorisches Museum.
Pur non riuscendo a raggiungere l'intensità emozionale del capolavoro di Wiseman, questa nuova esplorazione all'interno di una struttura che, per essere gestita al meglio, necessita di organizzazione, regole, e non meno di fondi e stanziamenti, che come è prassi in tempi di crisi, diminuiscono sempre costringendo la illuminata gestione a scelte strategiche e opzioni da veri diplomatici. Il regista Holzhausen cattura giochi di luce, riflessi e sfumature che rendono ancora più suggestive e perfette le opere che nel museo vengono conservate e preservate da un inesorabile logorio. Entriamo nel vivo del restauro, nel concreto della organizzazione del lavoro e del dibattito tra categorie di addetti, dalla tenace direttrice alle maestranze, dal dirigente che si appresta a congedarsi per la pensione agli addetti alla sicurezza che rivendicano un po' di voce in capitolo e di considerazione senza perdere di vista, con umiltà, il loro ruolo di contorno.
“Le grand musée” costituisce per lo spettatore qualcosa di diverso e di più specifico, magico e puntuale di una generica audio-guida impersonale e ultra-nozionale, frullato di informazioni che si dimenticano a breve periodo: la pellicola, che diviene un ibrido tra una forma promozionale e un cinema di stampo documentaristico, ammesso che di vero cinema si possa parlare, riesce a condurci in un percorso che ci rende partecipi di problematiche concrete che non saremmo di certo riusciti ad immaginare in altri modi, con lo sguardo spensierato e un po' generalista del turista che guarda e passa.
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