Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Io capisco che rivalutare un film è affascinante. Poi va a finire che uno ci vede lungo e riscopre qualcosa di non apprezzato. Però c’è un limite a tutto. Insomma, rivalutare, con tutta la buona volontà, Sotto il vestito niente è difficile. È un film vuoto, fatto male, frettoloso, pedante che non riesce a sviluppare quei due o tre momenti di tensione che faticosamente mette su (per esempio, quando alla fine il colpevole sta per uccidere uno dei protagonisti, ecco che ti arriva la polizia e blocca tutto). Non è un b-movie perché le logiche dei b-movies non si adattano alla forsennata ambizione dei Vanzina (che da anni confondono l’eclettismo con la schizofrenia smaniosa), anche se dei b-movies ha l’impiego di un cast senza attori noti (ad esclusione del sornione Pleasence) e fondamentalmente incapace, ma non sa nemmeno essere un film d’autore.
In origine, suppergiù nel 1983 o l’anno dopo, il produttore Achille Manzotti lo propose a Michalangelo Antonioni, il quale dapprima si dimostrò interessato al progetto (non si dimentichi che Antonioni aveva qualche difficoltà a veder concretizzato un progetto cinematografico); poi l’operazione sfumò per le solite circostanze degli eventi. La critica alla moda è vacua se non assente (il mondo delle fotomodelle è solo un pretesto) e la descrizione della Milano da bere è francamente stomachevole (tra l’altro, assieme a Via Montenapoleone, ne è il perfetto film manifesto). Recepirlo come oggetto di culto è discutibile. Si salva Pino Donaggio, che, nelle intenzioni dei modesti Vanzina, avrebbe dovuto ricordare atmosfere alla De Palma.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta