Nel 1999, dopo l'ennesima bravata, l'adolescente Tomas viene mandato dalla madre a stare con il fratello Fede, che studia a Città del Messico. Fede, che vive in un prefabbricato con l'amico Santos, è impegnato nell'organizzazione degli scioperi universitari quando Tomas gli porta anche una cassetta registrata, appartenente al padre, con la musica di Epigmenio Cruz, esponente rock messicano. Quando i tre amici scoprono che Cruz si trova in ospedale, decidono di mettersi a bordo della loro arrugginita macchina e rendergli omaggio.
"Gueros" esprime i fumi contestatari di un paese che si vorrebbe cambiare, e la dolcezza del passo che s'incammina verso la realizzazione di un sogno innocente. Amore e rabbia convivono in questo on the road atipico che viaggia accanto ad una rivoluzione mancata. Rimane la musica dei padri, una colonna sonora ancora capace di colorare la vita.
A Città del Messico la rivoluzione non è mai finita. Ha cambiato forma, ma è sempre lei. Sempre caotica e incerta. Sempre vana. Sempre traboccante di poesia.
Il viaggio epocale di un adolescente assieme al fratello universitario e ad un suo compagno di studi: tre caratteri ufficialmente alla ricerca di un cantante-mito, in pratica alla ricerca di una ragione esistenziale che latita dopo la confusione di ideali che rispecchia incertezze legate all'età e alla incerta condizione sociale. Carino ed estroso.
Ombrosa e sfilacciata. È la nuova Città del Messico. Pullulante, in segreto, degli inquieti brandelli di una rivoluzione che non vuole finire, per poter aspirare a vivere per sempre. L’università è il bivacco di questa approssimativa ansia di eternità. I suoi studenti guardano lontano, ma con occhi stralunati. La giungla, intorno a loro, appare… leggi tutto
"Gueros" sta a significare, con evidente sprezzo di tipo etnico-razziale, una minoranza dal "viso pallido" nel contesto di una comunità dai tratti somatici scuri. Un pò l'opposto, almeno dal punto di vista strettamente cromatico, di quell'odioso termine "negro" che ha sempre contraddistinto la razza nera, spesso sottomessa a quella bianca.
Qui però siamo in Messico,… leggi tutto
Ombrosa e sfilacciata. È la nuova Città del Messico. Pullulante, in segreto, degli inquieti brandelli di una rivoluzione che non vuole finire, per poter aspirare a vivere per sempre. L’università è il bivacco di questa approssimativa ansia di eternità. I suoi studenti guardano lontano, ma con occhi stralunati. La giungla, intorno a loro, appare…
"Gueros" sta a significare, con evidente sprezzo di tipo etnico-razziale, una minoranza dal "viso pallido" nel contesto di una comunità dai tratti somatici scuri. Un pò l'opposto, almeno dal punto di vista strettamente cromatico, di quell'odioso termine "negro" che ha sempre contraddistinto la razza nera, spesso sottomessa a quella bianca.
Qui però siamo in Messico,…
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"Gueros" esprime i fumi contestatari di un paese che si vorrebbe cambiare, e la dolcezza del passo che s'incammina verso la realizzazione di un sogno innocente. Amore e rabbia convivono in questo on the road atipico che viaggia accanto ad una rivoluzione mancata. Rimane la musica dei padri, una colonna sonora ancora capace di colorare la vita.
commento di Peppe ComuneA Città del Messico la rivoluzione non è mai finita. Ha cambiato forma, ma è sempre lei. Sempre caotica e incerta. Sempre vana. Sempre traboccante di poesia.
leggi la recensione completa di OGMIl viaggio epocale di un adolescente assieme al fratello universitario e ad un suo compagno di studi: tre caratteri ufficialmente alla ricerca di un cantante-mito, in pratica alla ricerca di una ragione esistenziale che latita dopo la confusione di ideali che rispecchia incertezze legate all'età e alla incerta condizione sociale. Carino ed estroso.
leggi la recensione completa di alan smitheeRoad-movie sociopsicologico, illuminato da un bianco e nero che ricorda molto certi reportages foto-documentaristici.
commento di Leo Maltin