Regia di Frans Weisz vedi scheda film
Piccolo, ma riuscito film. Semplice e commovente. Ottima l'interpretazione del piccolissimo attore
Finn, ha solo 9 anni, vive con suo padre Frank, in campagna, in un piccolo villaggio olandese, mentre la madre è morta dandolo alla luce, passa il tempo giocando a calcio con il suo migliore amico, Erik. In verità, il bambino preferirebbe suonare e dedicarsi alla musica, sua vera attitudine e grande passione, ma suo padre inspiegabilmente lo distoglie da questa tendenza, spingendolo a giocare a calcio, come fanno tutti gli altri ragazzi. Finn non capisce i motivi dell’avversione del padre per la musica, il genitore si rifiuta di parlarne. Un giorno, nei pressi di una fattoria abbandonata, Finn conosce Luuk, un bizzarro ed estroso anziano e misterioso, che suona il violino in modo sublime. Questo artista geniale, riesce a creare un’atmosfera di magia con la sua musica, perché sulle sue note Finn riesce a intravedere il viso della madre defunta. Finn comincia a prendere lezioni di violino da Luuk, contro la volontà del padre, che lo diffida dal frequentare il vecchio. C’è però, come verremo a sapere un buon motivo che spinge Frank, peraltro ex musicista, a odiare tanto l'attitudine del piccolo Finn e a nutrire risentimento per Luuk, che non è proprio uno sconosciuto e non si dice altro per non spoilerare un film semplice, poetico e commovente, dal tratto delicato e anche attraversato da una struggente nota di soprannaturale. Nella vulgata popolare si dice che la musica bisogna averla nel sangue, per poterla suonare bene e Finn senz’altro possiede questo dono. La storia dal forte pathos, è raccontata con sobrietà e garbo, mai banale e il giovanissimo attore è veramente molto bravo
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