Regia di Fruit Chan vedi scheda film
The Midnight After è un film di Hong Kong, del 2014 , diretto da Fruit Chan, autore tanto singolare quanto estroso in grado di raccontare con occhi sempre lucidi le problematiche della sua amata Hong Kong.
Fruit Chan è noto per lanciare giovani attori prelevati dalla strada, ma questa volta ,visto il discreto budget, opta per un cast ricchissimo infatti oltre a due leggende locali -e non- come Sam Luet e Simon Yan (entrambe le performance sono favolose), "convoca" la veterana Kara Hui, Sam Lee (scoperto dallo stesso Chan e lanciato in Made in Hong Kong) e giovani promettenti come Wong You-nam o Janice Man.
Sinossi: 17 personaggi diversissimi tra loro (un cocainomane, una coppia di giovani sposini amanti del calcio inglese, un giovane esperto informatico, un musicista o ancora un ex indovina ora assicuratrice) per un destino fatale si ritrovano sullo stesso minibus diretto da Mongkok verso Tai Po ( i nuovi territori di Hong Kong), tuttavia all'uscita dal Lion Rock Tunnel è accaduto qualcosa di anomalo e scioccante: la città è deserta, l'umanità sembra estinta............
Fruit Chan non smette mai di stupire e lo dimostra questo suo ultimo progetto, un film folle, estremamente complesso, rivolto esclusivamente al pubblico locale nonostante i tantissimi rimandi alla cultura occidentale.
Fruit mescola magistralmente più generi cinematografici (dal post-apocalittico a tinte horror alla black-comedy) dove demenzialità ed il surreale si amalgamano alla perfezione, regalandoci alcune sequenze memorabili (il finale con carrellata all'indietro sui protagonisti con conseguente panoramica sulla megalopoli ormai deserta è pura poesia cinematografica)
Come sempre, Fruit Chan ci propone un prodotto politico fino al midollo, ma il tutto viene raffigurato in maniera completamente nuova per il regista; lo scenario post-apocalittico viene utilizzato come riflesso e rappresentazione dei problemi sociali del presente in particolar modo si interroga ancora una volta sul futuro nebuloso di Hong Kong e sul ruolo della madre patria Cina, il tutto usando un tocco geniale e personale come dimostra la sequenza in cui una misteriosa entità comunica con i sopravvissuti attraverso i versi di Space Oddity, singolo storico di David Bowie (recentemente scomparso) del 1969.
Regia e montaggio sono perfetti, tuttavia troviamo un linguaggio tecnico diverso dal solito (vi rimando ad esempio alla mia recensione su Made in Hong Kong oppure The longest Summer); Fruit Chan questa volta ha deciso di accantonare lo stile documentaristico per far spazio a scelte più comlesse come le panoramiche oppure numerosi campi lughi utili ad evidenziare l'isolamento e l'emarginazione dei sopravvissuti.
L'inizio del film è favoloso e troviamo un uso magistrale del fast-motion sul quartiere di Mongkong per evidenziare la freneticità della vita di Hong Kong che molte volte si traduce - come insegna Wong Kar Wai, in solitudine e smarrimento, soluzione stilistica perfetta che si abbina benissimo con le sequenze successive dove la città è realmente deserta (sequenze altrettanto belle da lasciare lo spettatore senza fiato a riflettere....).
Lo sviluppo narrativo è complicato per questo motivo il regista sceglie di inserire numerosi flashback utilizzati in piccola parte per far luce ai molteplici enigmi emersi durante la narrazione e soprattutto utili per svelarci alcuni dettagli inerenti alla vita dei protagonisti (a tal proposito Fruit è stato bravissimo a gestire un cast davvero numeroso e talentuoso).
The Midnight After è un prodotto tanto complesso quanto affascinante che dimostra ancor di più il genio creativo di un regista che non smette mai di stupie........Voto 8.5
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