Regia di Margarethe von Trotta vedi scheda film
Il titolo originale di questo "Sorelle" realizzato dalla von Trotta nel 1979, è "Schwester oder die balance des gluecks" e caratterizza davvero molto meglio che non quello scelto per l'Italia, l'opera della regista che si può benissimo definire un percorso finalizzato proprio alla ricerca dell'equilibrio delle felicità che approda a uno sconfortante epilogo.
La storia (su soggetto e sceneggiatura della stessa von Trotta) è quella di due sorelle Anna e Maria, che vivono insieme nella città di Amburgo. Anna, la più giovane, studia biologia, mentre Maria svolge un lavoro di segretaria negli uffici di una grande azienda che le permette di provvedere a sostenere agli studi la sorella minore.
Le due sorelle però non hanno la stessa determinazione e nemmeno gli stessi obiettivi: Maria auspicherebbe infatti che Anna grazie agli studi e alla perseveranza, approdasse ben presto a una vita soddisfacente e un futuro borghese come il suo che la rendesse autonomamente soddisfatta ed appagata, mentre quest'ultima più introversa e problematica, non ha invece alcun interesse per il successo e si macera quindi in una insoddisfazione che la rende particolarmente instabile e coercibile.
Una mattina, Maria rientra a casa dopo aver passato fuori la notte con il figlio del suo principale che è un suo assiduo corteggiatore, ed ha la triste sorpresa di constatare che in sua assenza, Anna si è suicidata, cosa che innesta nella donna un fortissimo senso di colpa. Per rimuoverlo, e provare a ridare un senso alla sua vita, Maria decide così di ospitare in casa Miriam, giovane dattilografa del suo ufficio, e di prendersi cura di lei pagandole anche dei corsi di lingua facendola diventare in pratica il surrogato della sorella. Ma ancora una volta non ha fatto i conti con i veri obiettivi della ragazza "che vorrebbe cantare come Billie Hollyday" e pensa che per realizzarsi dovreà prima o poi partire per andare in America perchè solo lì può realizzare il suo sogno. Per questo il rapporto di dipendenza che ha verso Maria finisce alla fine per stare stretto anche a lei, e questo la porta prima a difenderseneper arrivare alla fine a liberarsene del tutto, quando decide che è arrivato il momento di abbandonare quella casa ospitale che le sta troppo stretta, per seguire l'esempio del suo amico Robby che per seguire la sua aspirazione e provare di diventare a sua volta un cantante, ha lasciato il suo posto di programmatore e la sicurezza anche economica che ne derivava.
Questo è un altro duro colpo per Maria che, rimansta di nuovo sola, comincia a riflettere anche su sè stessa ripartendo proprio dal suicidio della sorella.
Due sorelle dunque: una forte e volitiva e l'altra fragile e dipendente sia economicamente che psicologicamente dalla "più forte" che si riflette all fine nella figura di Miriam. Ma il contrasto e l'analisi delle fragilità, delle dipendenze, dei caratteri contrapposti, non regge fino in fondo, ed approda in ogni caso a risultati sorprendenti perchè il vero perdente, come si può ben immaginare, visto che è quasi sempre così che accade, non è nemmeno in questo caso il personaggio apparentemente più debole, ma bensì quello che sembrava possedere la sicurezza e la forza.
Quando Maria ripercorre il suo passato vissuto accanto alla sorella e l'esperienza ugualmente negativa con Miriam, capisce l'impossibilità utopica di "imporre" un programma di vita a chi non ci si riconosce dentro e comprende l'errore che ha fatto impostando i suoi rapporti basandoli soprattutto su schemi precostituiti di dipendenza e prevaricazione. Il risultato è di conseguenza sconsolante: l'equilibrio della felicità non c'è stato e la morte di Anna (che sta a significare la labilità dei rapporti e anche la loro necessaria complementarietà) ne è la tragica conferma.
Film solo parzialmente riuscito, si avvale comunque dell'ottima prova di Jutta Lampe e dei contributi non secondari ed ugualmente efficaci, di Gudrun Gabriel, Jessica Fruh, Rainer Delventhal, Konstantin Wecker, Heinz Bennet e Agnes Fink.
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