Regia di Jorge R. Gutierrez vedi scheda film
La Muerte, splendida sovrana del variopinto Regno dei ricordati, e Xibalba, viscido capo del desolato Regno dei dimenticati, fanno una scommessa, osservando tre bimbi giocare: se a vincere il cuore di Maria sarà lo sbruffone Joaquin, la Muerte e Xibalba si scambieranno i troni; se a spuntarla sarà il sensibile Manolo, tutto resterà com’è. Prodotto da Guillermo Del Toro, l’esordio alla regia dell’animatore Jorge R. Gutiérrez comincia come un cartoon televisivo (la cornice con i ragazzini pestiferi al museo), ma subito alza il sipario su un rutilante spettacolo visivo che pesca a piene mani nell’iconografia e nel folklore messicani. Con particolare riguardo, naturalmente, al Día de los muertos, la sentita festa dei defunti che negli ultimi anni si è molto diffusa, grazie ai migranti, anche negli Stati Uniti: scheletri, croci, teschi e cuori, candele accese e rose rosse, abiti e veli di pizzo e giacche intessute d’oro e medaglie, toreri e mariachi, e così via. I protagonisti di Il libro della vita hanno le fattezze tridimensionali di burattini finemente intagliati nel legno e il film ha spesso l’aspetto di un Nightmare Before Christmas assolato, in computer grafica e dai colori accesi. Agli adulti offre l’ironia con cui rielabora un immaginario ultra stereotipato (le cover latineggianti di hit famose, il machismo ridicolizzato, Placido Domingo che intona Cielito lindo), ai piccoli - tra le altre cose - un modo lieve e divertente di affrontare il tema della morte.
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