Regia di Bas Devos vedi scheda film
Un sistema di videosorveglianza a circuito chiuso cattura le immagini di un alterco tra ragazzi. Fatto allontanare con minacce dal teppistello di turno, Jesse vede l'amico Jonas aggredito a morte da un altro bullo. Sconvolto per quanto accaduto, il ragazzo si chiude in un muto dolore che non gli consente di fornire elementi utili all’identificazione dei colpevoli. Questa comprensibile reazione provoca ripercussioni sia in ambito familiare che tra i suoi amici, tutti patiti di BMX: il padre cerca di stargli vicino, Dries si mostra invece piuttosto duro nei confronti del ragazzo.
Il regista porta avanti un’idea di cinéma vérité, adattandola al contesto sociale filmicamente descritto. La mdp – occhio invisibile ma presente – riprende porzioni di vita reale, restituendocela nella sua varietà (escluso qualche microinserto cromatico). Situazioni familiari si alternano alle evoluzioni acrobatiche compiute dagli amici bikers: entrambe vengono seguite in asettica fissità o a distanza più o meno ravvicinata, dando allo spettatore un tempo di lettura delle immagini dilatato rispetto alla comprensione di esse. I lenti movimenti della mdp sulla strada da e verso casa di Jesse assumono il simbolico valore di paesaggio dell’anima, amplificando questo studio d’ambiente attento al dettaglio sinestetico. Piuttosto suggestiva risulta una ripresa di fronte alla casa di Jonas: la scomposizione della scena in quadri autonomi ma emotivamente legati rivela una compiutezza davvero esemplare.
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