Regia di Anthony M. Dawson (Antonio Margheriti) vedi scheda film
Un magnate inglese, esperto di archeologia, si reca in Turchia alla ricerca di un preziosissimo scettro; qui arruola alcuni aiutanti per la spedizione, ma ignora che l'avido emiro Abdullah, egualmente interessato al gioiello, sta seguendo da vicino tutte le operazioni per impadronirsi del bottino.
Indiana Jones secondo Anthony M. Dawson, al secolo Antonio Margheriti, uno dei principali fautori del nostrano cinema di genere, regista celebre in tutto il mondo (underground) per le sue scopiazzature con budget irrisori di grandi successi hollywoodiani. Qui siamo in pieno territorio ideale per il Nostro: scenari esotici, atmosfera misteriosa, avventura e azione assicurate; la sceneggiatura è firmata da Giovanni Simonelli - da un soggetto di Giovanni Paolucci - e mischia con sufficiente abilità intrighi, emozioni e scene movimentate, naturalmente orientando la trama verso il più indispensabile lieto fine. Pur con evidenti mezzi risicati, I sopravvissuti della città morta (forse la cosa peggiore in assoluto è il titolo) risulta una visione piacevole, quantomeno non palesemente grossolana o tirata via; fra gli attori non compaiono nomi degni di nota, con i ruoli principali attribuiti a David Warbeck, John Steiner, Susie Sudlow e Alan Collins (cioè Luciano Pigozzi). Il resto del cast è composto essenzialmente da attori turchi, nel segno della coproduzione fra Italia e Turchia che sta dietro alla pellicola; musiche (con pezzo super-anni Ottanta tamarrissimo sui titoli di testa e di coda) di Aldo Tamborelli; assistente alla regia è Edoardo Margheriti, figlio del regista. Artigianato di scarso valore, ma sufficiente solidità. 3/10.
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