Anno 1999 : nella Cina settentrionale vengono trovate parti di corpi smembrati in numerosi stabilimenti di carbone. Il detective Zhang, uomo tutt'altro che semplice , si mette ad indagare su quello che ha tutta l'aria di essere uno dei casi più spinosi del paese. Le indagini, sfortunatamente, sembrano non portare da nessuna parte, tanto che il terribile mistero dei corpi mutilati rimarrà irrisolto fino al 2004 , anno in cui Zhang, ormai depresso e distrutto dall'alcool,tenterà di porre fine definitivamente alla vicenda.
Vincitore del leone d'oro al festival di Berlino , "Fuochi d'artificio in pieno giorno" ("Black coal thin ice" per il mercato estero ) è una tradizionale storia poliziesca che a più riprese sfocia nel noir, grazie anche alle atmosfere notturne che in più di un'occasione riempiono il quadro visivo e , ultima ma non ultima, una costante ricerca psicologica dei personaggi che tirano i fili dell'intera struttura narrativa.
Dopo i primi quindici minuti iniziali lo spettatore viene fin da subito catapultato all'interno di un ambientazione cittadina innevata, dove il freddo e il ghiaccio assumono toni altamente simbolici.
In effetti tutto sembra essere impermeabile al calore ,umano e non e, proprio come il marmo , gelido e scivoloso, le personalità coinvolte in questo racconto , oltre a non riuscire a dare stabilità alla propria esistenza, appaiono quasi prive di emozioni. Il rosso del sangue, che di tanto in tanto dà colore all'invernale fotografia, appare come una scarica di adrenalina volta a scongelare i sensi di chi guarda con attenzione il dipanarsi della vicenda che, nonostante all'apparenza appaia di una semplicità disarmante, risulta paradossalmente macchinosa .
Se da un lato la regia del buon Diao è intelligentemente in linea con quello che ci viene raccontato , non si può dire la stessa cosa della sceneggiatura, farraginosa, nebulosa e piena di incongruenze, pur con alcuni pregevoli tagli di inquadrature e interessanti dinamiche introspettive/psicologiche. Obbiettivamente non siamo di fronte ad un meccanismo di scrittura ben oliato,ma ad un tentativo un po' maldestro di trarre qualcosa di più elaborato da una narrazione che poteva risultare vincente proprio in virtù della sua semplicità. In linea di massima questa pellicola , imperfetta e assai claudicante, rimane comunque un discreto esempio di cinema " Made in China".
Ghiacciaio cinese.
Voto: 6,5
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