Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un delinquentello viene condannato a morte per omicidio; evade in modo rocambolesco e intraprende una disperata fuga con la moglie, che ha partorito da poco. Secondo film americano di Lang, condotto sulla falsariga del precedente Furia (sempre con Sylvia Sidney) ma un po’ meno riuscito nell’organizzazione narrativa: tocca il momento culminante nella parte centrale, con Fonda che fugge di prigione nell’imminenza dell’esecuzione, non volendo credere che nel frattempo sia stato scoperto il vero assassino; poi cala di tensione nelle scene di inseguimento e, nonostante il finale tragico, è in fondo meno inquietante dell’opera precedente (dove veniva mostrata meglio la metamorfosi dell’uomo normale in mostro). Ma Lang resta un maestro nel disseminare dubbi: fra l’altro, prima che venga ripescata l’auto dei banditi, lo spettatore non ha altra prova dell’innocenza del protagonista e può scegliere se credere o no alla sua parola. Comunque nell’edizione italiana, il cui titolo elimina ogni ambiguità, il doppiaggio particolarmente melenso e insensatamente edulcorato (apprendo dai dizionari che nell’originale il prete viene ucciso e non ferito) rischia di rovinare tutto.
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