Regia di Giorgio Ferroni vedi scheda film
Un uomo adulto, già marito e padre, decide di vincere la vergogna di essere ancora analfabeta e si iscrive a una scuola serale per imparare a leggere e scrivere.
L'analfabetismo era ancora piuttosto diffuso nel 1952, sebbene dal dopoguerra - come spiega la pellicola - fossero state approvate misure legislative per limitarlo quanto più possibile; vera e propria piaga sociale, l'analfabetismo in età adulta si nutre essenzialmente della vergogna, da parte di persone ormai cresciute, nell'ammettere la propria condizione di ignoranza. Questo cortometraggio sensibilizza sulla tematica con toni freddi e artificiosi, da campagna ministeriale, ma dati gli argomenti in ballo è bene che il messaggio arrivi chiaro e diretto. Giorgio Ferroni, classe 1908, all'epoca aveva alle spalle già quasi una ventina di anni di carriera, cominciata a metà degli anni Trenta come assistente di Righelli e di Gallone; nei primi anni Cinquanta diresse una manciata di corti piuttosto differenti fra loro (vedasi il leggero, ma altrettanto riuscito, Confidenze di un gatto - 1953). Soggetto di Fabrizio Schneider Graziosi, commento parlato di Renzo Trionfera. 6/10.
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