Regia di Dino Risi vedi scheda film
Meno Risi è più Pozzetto.
Più comico che tragico, più malinconico che cattivo come la faccia del protagonista sempre uguale e stralunata , grande per nulla fotogenica, da sportello. Quando uno vive nei film e per i film andare a Roma per tentare di fare l’attore diventa un obbligo. La speranza dorata e luccicante del cinema si contrappone facilmente alla provincia meschina e lacustre dove i sogni si scontrano con parenti realisti e con i suoni insopportabili dei battelli. Barozzi arriva nella metropoli da ingenuo e candido armato solo della sua cinefilia pronto insomma a farsi illudere a impiegare i risparmi familiari fidandosi di tutti per essere fregato da ognuno. L’attricetta ninfomane, l’agente maneggione, il produttore hollywoodiano e il maestro di recitazione alternativo gli fanno vedere quello che c’è dietro alla macchina da presa. I meccanismi del mondo dello spettacolo vengono svelati e tutto passa sulla faccia impassibile di pozzetto che incassa i colpi sempre più deluso e arrabbiato. Manca il cinismo solito del regista che accompagna il viaggio dell’aspirante attore quasi per non deludere subito il suo desiderio professionale, la piaga rimane superficiale e il film rimane triste ma non disperato sempre uggioso e mai piovoso. Amici e colleghi si prestano a fare se stessi, i volti femminili del decennio sexy ci sono tutti e la Fenech, corpo pruriginoso per eccellenza riesce anche a recitare prima di spogliarsi. Il finale è grigio, il ritorno a casa è mesto il futuro di Barozzi può essere solo impiegatizio e provinciale e sistemarsi con l’amica bruttina di sempre. Rosso di rabbia per una paternità innocente e per quell’insopportabile suono che viene dal lago.
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