Regia di Dino Risi vedi scheda film
In complesso non è male, però secondo me è un film discontinuo. La prima parte è buona, a metà si arena su una secca di una decina di minuti, e poi il film va avanti con alti e bassi fino alla fine. Vi sono buoni momenti di buon cinema alternati a sequenze di cattivo gusto o banali. La somma algebrica, comunque, è positiva. Una scena breve ma che mi è piaciuta molto è quella di Gassman che fa il divo prepotente sul set (tanto di cappello all'attore), oppure i tentativi di Pozzetto di avvicinare il produttore italiano alla Paramount.
Pozzetto si impegna, cosa che non sempre ha fatto nei suoi film, e anche la Fenech questa volta non usa solo le sue nudità ma si sforza anche di recitare, riuscendo a dar vita ad un personaggio credibile e verosimile. Funzionano anche Aldo Maccione nella parte dell'avvocato fanfarone e truffaldino, come pure un insolito e giovane Massimo Boldi nei panni di un compassato e pignolo bancario. Anzi, si vede che sa recitare, e viene proprio da chiedersi perché poi abbia interpretato quasi solo filmacci senza sceneggiatura dove fa il buffone.
Per il resto, Dino Risi cosparge tutto il film col suo cinismo, che però è a livelli ancora sopportabili. Particine anche per Monicelli e Ugo Tognazzi nei panni di loro stessi. Togliendo certe sequenze di cattivo gusto (bacio e piede in bocca col maestro di recitazione) o di umorismo penoso (Pozzetto che non riesce ad avere un rapporto sessuale con la Fenech perché "sbaglia la mira") il film ci avrebbe solo guadagnato.
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