Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
"Family business" è uno dei titoli minori dell'opera di un bravo regista come Sidney Lumet, e fu accolto negativamente alla sua uscita dalla critica e dal pubblico. Per quanto mi sembri ingiusto definirlo un disastro come hanno fatto alcuni, è un film che soffre di una sceneggiatura che non riesce a definire in maniera convincente le dinamiche relazionali fra i tre personaggi principali, un nonno, un figlio e un nipote che si ritrovano a fare un furto in un laboratorio di biologia che andrà storto e sfocera' in un esito drammatico. I tre attori sono naturalmente degli assi della recitazione appartenenti a diverse generazioni, ma non risultano al meglio delle loro possibilità perché scontano personaggi caratterizzati in maniera approssimativa: soprattutto quello di Adam, interpretato da Matthew Broderick, che intraprende una carriera criminale solo per un'emulazione del nonno dalla personalità carismatica e si ribella contro il padre che si è assimilato ad una mentalità piccolo borghese, è davvero poco credibile nelle sue motivazioni e l'attore non può fare i miracoli per riscattarlo. Sean Connery è brillante soprattutto nella prima parte sul registro di commedia scanzonata e ironica, mentre Dustin Hoffman da' un risalto più commovente alla sua ansia paterna di proteggere il figlio, ma nessuno dei due riesce nell'impresa di rianimare la baracca quando si scivola nell'ovvieta' melodrammatica della parte finale. Lo sceneggiatore Vincent Patrick che ha tratto il copione da un suo romanzo avrebbe dovuto curare di più le varie svolte dell'intreccio, anche se non mancano alcune scene toccanti come la veglia funebre finale con il canto irlandese "Danny Boy". Gradevole colonna sonora di Cy Coleman e discreto lo sfondo ambientale di New York per una vicenda purtroppo piuttosto risaputa che aggiunge poco al curriculum del regista e degli interpreti; e anche una certa ambiguità voluta rispetto al crimine in alcuni momenti stona. Peccato perché io lo vidi quando uscì, credo nel Dicembre dell' 89 e per me rimane uno di quei "guilty pleasures" che ci sono nella vita di ogni cinefilo.
Voto 5/10
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