Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Poliziotto newyorkese dai modi rudi ma dotato di un sesto senso per i crimini più efferati e misteriosi, deve arginare l'inquientante deriva di violenza che sembrano essersi portati dietro dall'Iraq tre marines sopravvissuti ad un evento inspiegabile e malefico. Con l'aiuto del fidato collega e di un esorcista gesuita dal passato burrascoso, scoprirà che c'è lo zampino del diavolo. A quel punto però, anche moglie e figlia sembrano essere ormai in grave pericolo...
Dal premiato regista Scott Derrickson ('The Exorcism of Emily Rose' - 2005 e 'Sinister'- 2012) e dai denari dal fortunato produttore Jerry Bruckheimer, l'ennesima pellicola sulla falsariga di una detection-horror che dice di ispirarsi a fatti realmente accaduti (il libro 'Beware the Night' scritto dal poliziotto newyorkese Ralph Sarchie, consulente degli sceneggiatori) ma che continua a affastellare il solito campionario di banalità narrative piene di strafalcioni di sceneggiatura, prevedibilità del plot, tensione telefonata, personaggi stereotipati e drastiche cadute di ritmo e di montaggio. Senza neppure l'ombra di una volontà di scrittura che punti ad un livello di interpretazione altro, cui pure l'horror americano ci aveva abituati (l'occasione era ghiotta partendo dall'anima nera di una nazione americana nella sua trasferta di morte nel deserto iracheno piuttosto che le remore etiche di un poliziotto agnostico cui piace menar le mani), e pur cercando un equilibrio difficile tra la dinamiche del poliziesco ed i soprassalti dell'horror demoniaco, più spesso risolto con gli strumenti grossolani dell'ironia a buon mercato e da qualche infelice battuta dal retrogusto discriminatorio (dai pazzi da 'buttare' in manicomio agli immigrati ispanici dalle bizzarre abitudini domestiche), il film finisce per incartarsi in una storia dove più che l'odore di zolfo e le mistificazione del maligno contano gli inseguimenti a rotta di collo per i palazzoni del Bronx, gli effettacci splatter di pragmatica, gli indemoniati idrofobi dal morso facile e la solita storia di vendetta e di riscatto con l'inevitabile (o forse sì,speravamo, pensando ad una storia vera dai risvolti drammatici) happy end formato famiglia.
Tra le solite banalità citazioniste (dalle porte della trascendenza lisergica dei Doors scambiate per quelle dell'inferno di Lucio Fulci alle immancabili scritte in latino e babilonese) e personaggi raccattati dai capitoli precedenti (dal prete tormentato stile Friedkin al misterioso incappucciato che richiama la preveggenza aliena del 'Signore del Male' di John Carpenter ), ci si trascina all'inevitabile scena madre finale di un esorcismo da manuale del piccolo spretato (mi raccomando seguire tutti i punti: presenza, tensione, punto di rottura, voce, conflitto ed espulsione) già visto nel capitolo precedente e dove il sangue scorre a fiumi ma non muore mai nessuno.
Il Signore del Male (1987): Donald Pleasence, Victor Wong, Thom Bray, Alice Cooper
Peccato per la débâcle di Mark Wahlberg che ci avrebbe almeno risparmiato la prestanza bonaria di un inespressivo Eric Bana.
Dopo il legal-exorcism ed il cop-exorcism, il solerte Derrickson non mancherà di propinarci il terzo definitivo capitolo di una trilogia demoniaca che ci porti dritto dritto nell'ufficio da counselor-exorcism di un mefistofelico procuratore distrettuale che pur di farsi rieleggere non avrà sicuramente esitato a scendere a patti col Signore delle Tenebre. Amen.
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