Regia di Richard Linklater vedi scheda film
Primo film che vedo di Richard Linklater, regista americano di film indipendenti spesso diventati veri e propri “cult movies”. L’ho visto con aspettative piuttosto alte perché avevo letto molte recensioni americane entusiaste, che parlano abbondantemente di capolavoro. E’ sicuramente un’esperienza cinematografica singolare, un film per certi versi sperimentale girato nell’arco di dodici anni con gli attori principali che crescevano sotto l’occhio della macchina da presa e una sceneggiatura che veniva continuamente riadattata alle esigenze della produzione. In questo modo, Linklater ha messo in pratica le teorie sul cinema come “arte dello scolpire il tempo” del grande regista sovietico Andrei Tarkovskij, e il risultato è spesso affascinante: in particolare assistere allo sviluppo di Mason (Ellar Coltrane) da bambino di 6 anni a ragazzo di 18 anni attraverso tutte le tipiche problematiche adolescenziali dona al film un sapore di verità che raramente era stato catturato in questo modo, forse solo dal Truffaut dei film su Antoine Doinel e pochi altri. Per quanto riguarda la trama, Linklater sceglie un approccio “low-key” dove gli eventi quotidiani vengono registrati con la massima naturalezza; a mio parere non ci risparmia qualche lungaggine e prolissità, perché su una durata di 165 minuti la seconda parte scorre meno fluida e in alcuni momenti l’interesse tende un po’ a calare, soprattutto nel resoconto della prima esperienza sentimentale di Mason, francamente un po’ insipida. Gli attori sono tutti in linea con il coraggioso progetto del regista: per Ellar Coltrane e Lorelei Linklater non si può neanche parlare di un’interpretazione nel senso tradizionale del termine, quanto di un lavoro di mimesi che assomiglia ad una serie di “istantanee” rubate alla vita vera degli interpreti. Patricia Arquette è quella che recita in maniera più consapevole e riesce a dare una fisionomia molto precisa al suo personaggio di donna combattiva anche se sfortunata con gli uomini, tanto da meritarsi un Oscar come migliore attrice non protagonista (l’unico vinto dalla pellicola); Ethan Hawke non è proprio alla sua altezza, ma possiede comunque una vitalità accattivante e adeguata alla parte del padre. Non posso confrontarlo con la celebre Trilogia di Linklater con lo stesso Hawke e Julie Delpy, che non ho mai visto, ma rimane un film per molti versi notevole, anche se non un capolavoro; nel confronto inevitabile con “Birdman” che gli ha strappato gli Oscar che in un primo momento sembravano sicuri, stavolta preferisco “Birdman”, quindi stranamente mi trovo d’accordo con l’Academy.
Voto 8/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta