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Boyhood

Regia di Richard Linklater vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Boyhood

di laulilla
8 stelle

Richard Linklater, il regista, ha portato a termine questo film in dodici anni, essendosi proposto di seguire il processo di crescita e le trasformazioni di Mason, il protagonista del film che nel 2002 (anno in cui iniziarono le riprese) aveva sei anni. Il suo invecchiare è seguito dal vivo, nel corso di 12 anni: un incontro all'anno per 12 volte!

 

La vicenda, ambientata in Texas, è abbastanza semplice: Mason (Ellar Coltrane) e Samantha (Lorelei Linklater), la sorellina un po’ più grande, vivono da un po’ soltanto con la mamma (Patricia Arquette), donna graziosa, che, dopo il fallimento del matrimonio, inutilmente ricerca una stabile relazione sentimentale.

I due piccoli sono costretti a seguirla nei suoi spostamenti di città in città, riluttanti ad abbandonare la rete di amicizie che erano riusciti a costruire a scuola o coi vicini.
Nei weekend entrambi si incontrano col padre (Ethan Hawke), cui li lega un’affettuosa tenerezza, alimentata dai racconti favolosi di lui, esperto del mondo, delle usanze e delle abitudini di altri popoli.


Dopo qualche anno, quando Samantha passerà le sue domeniche col boy-friend, Mason e il padre condivideranno la passione per il baseball e qualche confidenza sulle ragazze, fino a che, col termine della scuola secondaria, Mason, ormai quasi adulto, partirà alla volta del College: la sua fanciullezza (Boyhood) si è conclusa.

La storia raccontata è dunque una storia come tante altre: Mason non è diverso dai bambini che come lui crescono, giocano, si fanno i dispetti, combinano bricconate e vanno  a scuola poco volentieri; così come è diffusa diffusa l’esperienza della divisione dei genitori, dolorosa per tutti: Mason e Samantha spesso sono costretti ad affrontare patrigni inadeguati e ubriaconi, a lasciare gli amici più fidati, a far finta di gradire prsino i regali di compleanno – la preziosissima Bibbia o il glorioso fucile di famiglia – degni degli ultraconservatori texani… e ad accorgersi che il papà, così amato, non sempre mantiene le promesse!

 

 

 

 

 

 

La narrazione, però, nonostante il rischio dell’ovvietà, si mantiene coinvolgente e ci conduce, attraverso gli occhi di Mason, nel mondo dell’infanzia, dal quale molto gradualmente si allontana, abbandonando elfi e fiabe e imparando dolorosamente ad affrontare le asprezze della vita, che per lui è fatta di poche gioie, di cocenti disinganni, e di solitudine malinconica, che non sempre gli adulti comprendono come dovrebbero.

Il film si sviluppa con fluida dolcezza, senza annoiare nelle quasi tre ore di proiezione, ciò che dipende, secondo me, dalla finezza della regia, poetica, a cui la lunga durata dei tempi di lavorazione ha offerto probabilmente un’occasione straordinaria per meditare a fondo, fra un “tournage” e l’altro, sul passaggio più delicato e difficile della vita di tutti.

 

L’invecchiamento del piccolo Ellar Coltrane è, infatti, seguito “dal vivo”, nel corso di dodici anni: dodici incontri - uno per ogni anno - fra il regista e l’intero cast, secondo le scadenze previste (e sottoscritte da tutti) nel progetto originario.
Linklater, dopo la severissima selezione che lo aveva portato a scegliere, fra migliaia di bambini, il piccolo Ellar Coltrane, per il ruolo di Mason, aveva affidato la parte della sorella Samantha a sua figlia, Lorelei Linklater, e si era avvalso anche di attori professionisti.
Tutti avevano mantenuto il loro impegno nel corso del tempo, ciò che permise al film di concludersi secondo le intenzioni iniziali, con le correzioni che le circostanze mutate – e talvolta imprevedibili – avevano reso necessarie.
Assistiamo dunque al progressivo trasformarsi, anno dopo anno, dell’aspetto di tutti i protagonisti: vediamo crescere il bambino fino alla conclusione dei suoi studi secondari, invecchiare gli adulti, cambiare i volti e i corpi, e anche mutare le abitudini e la vita di ciascuno.

Interessante esperimento cinematografico che elimina gli artifici dei trucchi, delle parrucche, o delle sostituzioni di attori, senza rinunciare alla poesia malinconica che il trascorrere reale degli anni porta con sé e che per tutti è anche rinuncia al mondo incantato e amato delle favole e dell'immaginazione.

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