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Ex Machina

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Ex Machina

di Enrique
7 stelle

Ex Machina.

Identità e realtà.

Domhnall Gleeson, Oscar Isaac

Ex Machina (2015): Domhnall Gleeson, Oscar Isaac

 

Ennesima variante sul tema, anzi sul triplice ordine di temi:

- illusoria evoluzione dell’intelligenza umana che porta l’uomo a farsi Dio padre-creatore salvo presto, inevitabilmente, dover pagare il prezzo del proprio delirio di onnipotenza (Blade Runner su tutti, ma anche 2001. Odissea nello spazio dove la responsabilità dell’uomo lascia il posto alla mera abilità di sopraffazione della macchina);

- inarrestabile evoluzione dell’intelligenza artificiale che trasforma l’androide in essere senziente, quando non umano, indipendentemente dalle conseguenze che ne derivano (ancora Blade Runner a svettare sui vari A.I. Intelligenza artificiale e simili, ma il bel Moon di D.Jones tiene testa);

- (scena di Caleb Smith/D.Gleeson davanti allo specchio) dualismo (distorto proprio da un impressionante upgrade tecnologico) tra finzione e realtà (e qui, cinematograficamente parlando, si apre un modo: oltre ai film già citati si pensi a tutti quelli del prolifico filone di Sci-Fi movies about memory & mind uploading di cui la punta di diamante rimane, a mio avviso, Matrix; ma come non pensare anche, allargando l’angolo visuale, alla deriva reality di cui The Truman Show è il miglior esemplare?).

 

A queste tematiche ampiamente esplorate, però, ne se ne aggiunge una quarta decisamente caratterizzante; contemporanea, non di nuovo conio, per vero, ma certamente ancora tutto da scoprire: quella della privacy (annichilita) ai tempi dei motori di ricerca; la privacy quale moneta (“la” moneta) del III millennio; un bene tanto prezioso (perfino un diritto fondamentale) quanto diffusamente sottostimato (forse unico caso fra i beni della vita oggetto di protezione giuridica) dai titolari del diritto stesso (rispetto ai terzi che ne sappiano cogliere e sfruttare l’elevatissima potenzialità commerciale).

 

Quattro al prezzo di uno e, peraltro, con una qualità rappresentativa superiore alla media.

La costruzione dell’inganno è elegante. I coup de théatre (invero tutti prevedibili) popolano le inquadrature con raffinata discrezione. La tensione fra concetti, immagini, sensazioni e messinscena raggiunge il giusto equilibrio. L’esito (quasi) scontato non vanifica la sofficità (pur sofferta) del crescendo.

Nel complesso, dunque, un buon film. Un degno tassello nel panorama cinematografico incentrato sulla disamina delle migliori frontiere del progresso tecnologico.

Quelle che ancora monopolizzeranno il mercato dei prossimi decenni.

Dopo 28 giorni dopoe Sunshine e prima di Annientamento (tutti film apprezzabili), certamente Alex Garland è un autore da seguire.

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