Regia di Alex Garland vedi scheda film
La disperata ricerca della vita a qualsiasi costo per un duello a tre inquietante e senza esclusione id colpi.
Un giovane programmatore viene invitato nello stabilimento di un geniale scienziato, dovrà confermare se la nuova creazione di quest’ultimo sia o meno una vera e propria intelligenza artificiale.
Le trasposizioni di Frankestein tendono sempre a conservare la ripugnanza data dal mostro ogni volta però con una sorpresa, si tende sempre a mitigare la brutalità della creazione dello scienziato: alle volte è il sentimento di un mostro che si rivela essere in realtà umano; altre invece è la malinconia della solitudine a mitigare l’elemento brutale del mostro dimostrando quanto in realtà sia umano forse anche più degli umani stessi. Spesso in argomenti tipo questi si tende a farsi vere e proprie domande esistenziali, più europea è la tendenza a voler sviscerare l’essenza della creazione ponendo dubbi di carattere metafisico ed etico.
In questo film c’è un po’ di tutto ma è solo un lieve condimento, in realtà qui l’esordiente regista aveva una sola idea in testa e cioè dimostrare fin dove poteva spingersi, cinema puro dall’inizio alla fine. Non è un vero e proprio horror quanto forse più di genere sentimentale, o puramente fantascientifico, o anche un noir, oppure in thriller; il punto è che tra i vari discorsi e dubbi il crescendo angoscioso della vicenda attanaglia fin nel profondo fino a straniare letteralmente, un film morboso sull’etica della vita tanto onorata e disperata da perdere ogni etica.
Qualche interno e tre attori fanno un intero film, film piccolo forse eppure immenso negli argomenti, nella profondità e nella perfezione della messinscena, non manca niente in una dimostrazione della natura ingannevole: precedentemente Frankestein (malgrado tutto) era fondamentalmente buono, qui invece (malgrado tutto) è semplicemente assetato di vita.
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