Regia di Alex Garland vedi scheda film
Una grande società di informatica indice un concorso per i suoi dipendenti, e un giovane programmatore lo vince: il premio è passare una settimana nell'abitazione di colui che ha creato la BlueBook, un genio della cibernetica dalla personalità bizzarra, che vive in una sorta di isolamento in una casa sotterranea, futuristica, che spiega all'ospite che la sua permanenza lì sarà più che altro per stimolare nel relazionarsi ad un altro essere umano una sua creazione, l'automa Ava. La sensazione di qualcosa che non va arriva presto, anche perchè la robot ha reazioni fin troppo umane, e stabilisce con il nuovo arrivato un feeling che lo manda in crisi, ma disturba anche il padrone di casa, che alterna cordialità a momenti in cui è estremamente scostante: ma chi non la racconta giusta? L'esordio dell'inglese Alex Garland, che se lo è anche scritto, è un titolo di fantascienza che ricorda molto certo settore del genere dei primi anni Settanta, che qualche recensore battezzò "fantacoscienza": infatti pone questioni sulla reale impersonalità di un'intelligenza creata dall'Uomo o, a leggerlo più a fondo, lancia un monito a non rendere troppo indipendenti e capaci di apprendere e rielaborare queste creazioni? Da notare che Garland ha scelto perlomeno tre interpreti che è probabile vedremo spesso e volentieri nei prossimi anni, come Domhnall Gleeson, Oscar Isaac ( a parte che poi hanno entrambi fatto parte dell'ultimo "Star Wars", ma i due hanno una somiglianza sia fisica che recitativa con i giovani Donald Sutherland e Al Pacino), e Alicia Vikander, attori bravi e in parte, con qualche punto in più per l'attrice svedese, perfetta nell'imprimere un'imprevista umanità, nel bene e nel male, ad un robot. E la scelta di chiudere il film su un finale beffardamente non conciliante, è segno di personalità del regista.
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