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Ex Machina

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Ex Machina

di EightAndHalf
7 stelle

Fantascienza da camera.

 

Alicia Vikander

Ex Machina (2015): Alicia Vikander

 

L'aneddoto di Mary che vede in bianco e nero, raccontata a degli giovani scienziati durante un seminario sull'intelligenza artificiale, è nevvero simile all'allegoria della caverna platonica, aggiornata un po' ai tempi odierni. Mary è un robot a conoscenza di tutte le proprietà dei colori, dunque le caratteristiche delle onde elettromagnetiche e i riflessi della percezione nell'occhio umano. Ma è chiusa in una stanza in bianco e nero. Quando però esce e può sentirsi libera di esperire il creato, ecco che impara una cosa che non poteva imparare da rinchiusa: l'emozione di vedere i colori. 

Ecco, forse il parallelo con l'allegoria della caverna è forzato, in quanto quest'ultima distingue da una vita fatta di illusioni (che siano effettivamente le certezze scientifiche?) quella vera priva di maschere e di ombre (la verità delle emozioni?), ma rende sicuramente l'idea a livello estetico. Il mondo delle certezze, quelle della percezione e addirittura dell'intelletto, e il mondo delle emozioni.

 

Oscar Isaac, Domhnall Gleeson

Ex Machina (2015): Oscar Isaac, Domhnall Gleeson

 

Tutto Ex Machina si interroga, formalmente, sul divario che c'è fra la freddezza della materia grigia e la luminosità dei sentimenti, passando attraverso le passioni, le bassezze, i feticismi. Niente che possa essere raccontato per filo e per segno, per evitare l'anticipazione, ma si tratta di una formula accuratamente imbastita per generare una fantascienza todoroviana che vibra di dubbi, ambiguità, incertezze, un po' compiaciute ma fin troppo ben calcolate per non lasciare il segno. Esteticamente il film è di una precisione inaudita, che rischia quasi il lezioso e la freddezza del perfezionismo (il grande limite del film), ma ricrea in maniera notevole il continuo battibecco fra verità e finzione. La visione stessa, filtrata attraverso le telecamere di sorveglianza, gli specchi, le ombre e le luci metalliche di una casa-laboratorio senza finestre, è fautrice di inganno. Si potrebbe pensare a troppa carne al fuoco (si tratta dell'opera prima di uno sceneggiatore), non appena si mette in gioco anche la percezione - di sé e del mondo - del protagonista, ma le rivelazioni si susseguono con troppa fluidità (anche narrativa) per non convincere, alla fine, al netto di una piccola, trascurabile, quantità di forzature (io so che tu avresti fatto questo, ma io so che tu sapevi, e via discorrendo). Alla fine gli interrogativi morali-esistenziali che vengono proposti da Ex Machina sono onesti, scomodi e tutt'altro che innocui, addirittura cosa rende umano un essere umano. La risposta, che prescinde il manicheismo a poco a poco formatosi per l'intera durata del film (e anch'esso, forse, finzione), dà un'idea forte, evidente, per nulla sbrigativa, che tematicamente ha la stessa intensità di un sentimento, la magia di una nuova conoscenza. Ma che forse rimane agghiacciata per l'eccessivo formalismo. 

 

Domhnall Gleeson

Ex Machina (2015): Domhnall Gleeson

 

Dunque, Alex Garland non è riuscito a fare un capolavoro. Un grande film probabilmente, che estrae del nuovo da ciò di cui già si era parlato, e di cui sulla carta non si sentiva il bisogno. Ma un film che rimane teorico, e "metallico", nonostante abbia l'ambizione di andare oltre. Costruito benissimo (fa venire allo spettatore gli stessi dubbi che vengono al protagonista), ma troppo ponderato. L' "uscita" finale, oltre a presentare alcune soluzioni visive un po' scontate, dà però la misura di quanto il film propone, a livello di dubbi angosciosi sull'uomo e sull'ingrediente primo della sua umanità: la ricerca della libertà. E nonostante tutto rimanga sulla carta, e non ci sia quel tocco che renderebbe il film "esperienza da vivere" (leggasi capolavoro), Ex Machina comunque è in grado di non dare risposte, di aderire alla coltre metallizzata della sua regia ma di non spiegare i perché, che poi era l'obbiettivo dell'action painting di Jackson Pollock, agire sul momento senza il peso delle sovrastrutture, solo il caos della mente. 

 

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. Utente rimosso (bufera)
    di Utente rimosso (bufera)

    Ero incerta su vederlo o no,ma dopo averti letto mi hai spinto a farlo!

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Buono a sapersi, bufera! E' un gran bel film!

  3. AgentCooper
    di AgentCooper

    Ottimo, credo me lo recupererò in serata allora :D ottima fantascienza

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Fammi sapere!

  4. cantautoredelnulla
    di cantautoredelnulla

    Bella recensione, mi ci rispecchio completamente. Sono stato tratto in inganno come voleva il regista e come succede al protagonista e questo non può che creare un'immedesimazione coinvolgente, ma il film in effetti ricama troppo su misteri e forzature svelando i difetti più o meno nascosti della pellicola. Certo come dici bene tu Ex Machina non dà risposte ma lascia aperti molti interrogativi e un film estivo che intrattiene e fa riflettere vale la pena di non perderselo :-)

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Esatto, un film estivo impegnato. Sicuramente una boccata d'aria, contro la calura e il freddo delle pellicole più insignificanti. Contento di essere d'accordo con te!

  5. Michelstaedter
    di Michelstaedter

    Non ti è parso un po' troppo posticcio? Con quella sua inconfessabile voglia di piacere, soprattutto a un pubblico 'hipster'? Concordo sul giudizio positivo sulla sceneggiatura, ma è proprio la messa in scena a non convincermi, ho avuto lo stesso problema con Her di Jonze, forse è colpa mia :D

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Io nemmeno ho tanto apprezzato l'ultimo lavoro di Spike Jonze, ma credo che lì ci fosse solo un atteggiamento finto-autoriale che non si traduce troppo bene nell'impianto formale: in quel caso parlerei quasi di "robotica dai colori pastello", che non sa mai - eversivamente - se dare ragione o torto al sentimento "sintetico", ma marcia così tanto su questo dubbio da non lasciare, di fatto, dubbi, né sul personaggio né sulla vicenda, specie con la lezioncina finale.
      Qui c'è una rigorosa ricerca estetica che è scontro, più che di amore e marchingegno, di umanità e disumanità, un contrasto più fondativo che lascia personalmente molti dubbi, molte incertezze. Non credo sia fatto a tutti i costi per piacere, lo sviluppo di tutta la prima parte è anomalo, e si prende tutti i suoi tempi, andando oltre i tempi cui invece è abituato il grande pubblico. I risvolti finali sono un po' troppo a effetto, ma i movimenti di macchina del finale-finale, in cui chi-sai-tu esce dalla casa, sono significativi per come rompono, improvvisamente, la simmetria dell'immagine. Mi ha molto affascinato!
      E mica c'è colpa nell'avere dei gusti, eh!

  6. vjarkiv
    di vjarkiv

    Solo una precisazione sulla action painting di Pollock: uno studio approfondito della sua pittura ha constatato che la stessa non è un prodotto del tutto casuale quindi "caos della mente", ma segue canoni precisi (movimenti della mano e quindi distribuzione dei colori), anche se inconsapevoli, di un codice ripetitivo.

    1. EightAndHalf
      di EightAndHalf

      Grazie mille del commento, hai ragionissima, c’è ovviamente un ragionamento in Pollock (anche perché sennò non parleremmo di stile, né riusciremmo a riconoscerlo solo vedendo un suo dipinto), ma la sensazione che trasmette è proprio quella di estrema libertà, e di oggettivazione di uno stato mentale. Ma è anche vero che ovunque, specie in storia dell’arte, si è maggiormente liberi quando si creano le proprie personalissime regole

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