Regia di Alex Garland vedi scheda film
Caleb è un giovane programmatore che lavora per una multinazionale capeggiata da Nathan, geniale e solitario CEO, che invita Caleb ad andare a casa sua per testare Ava, un’androide sofisticatissimo. Il triangolo psicologico tra i tre diversissimi protagonisti porterà a inattese conseguenze.
Dopo aver scritto a lungo, e bene per Danny Boyle, Alex Garland passa dietro la macchina da presa per la sua prima, interessante, regia. La tematica non è nuova: l’intelligenza artificiale e le sue implicazioni sulla vita dell’essere umano. Lo sviluppo delle tematiche ed il punto di vista invece sì. Chi si aspetta un film di fantascienza scandito da musiche trendy e un montaggio che assurge a protagonista verrà deluso. “Ex machina” è un film che esperisce la fantascienza, ne parla fino a filosofeggiarne, ne scava profondamente gli atavici temi noti da sempre e che prendono spunto da tanta letteratura classica. Garland non fa altro che prendere tutta la fantascienza che conosce e metterla in un contenitore stagno, la spettacolare ma asettica casa di Nathan, delegando a quattro-personaggi-quattro (l’uomo medio, il Prometeo, l’androide e il golem) la disquisizione. Una disquisizione interminabile, ma necessaria. Una sceneggiatura solida come poche altre, sulla quale lo stesso autore osa sfidare lo spettatore, conscio di avere tutto in regola, compresi i doppogiochi, i bluff, le bugie che rendono l’andamento della storia ondivago ed avvincente.
Grande valore è attribuito all’estetica. La modernità di certe scelte, l’occhiolino strizzato alla moda, alle tendenze, all’attualità, al web 3.0, sono soltanto alcune delle sfaccettature estetiche che abbelliscono una sostanza fatta dei temi classici del genere letterario. Delude solo il finale, estremamente criptico e comunque troppo attento a lasciare le cose in sospeso per un secondo capitolo che potrebbe non tardare.
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